sabato 10 giugno 2017

Purity

Jonathan Franzen.
I suoi personaggi e argomenti mi fanno innervosire dalla prima all'ultima frase. Eppure quando chiudo il libro so di aver finalmente letto un Romanzo.
È la terza volta che mi succede con lui.
Rifletto sulla capacità di mettere in fila sensatamente una spaventosa quantità d'informazioni lungo 650 pagine, di spalmarla per decenni e continenti con tanta chiarezza, soprattutto rifletto sulla sapienza costruttiva che informa di cose in grado di cambiare faccia alla storia solo al momento giusto, perfettamente incastrate con il resto, difficili da intuire anche se in fondo erano lì da sempre.
Sono pochi gli scrittori che mi stupiscono così oggi. E se penso allo ieri, ieri era l'Ottocento. Erano i russi.
Dopo Le correzioni e Libertà, ancora parliamo di esseri umani e di cose reali e quindi ancora parliamo di famiglie.
In cerca di Purezza, attraverso uno strato infinito di sporcizia, melma mentale e comportamentale: da uomini tremendamente imperfetti quali siamo inseguiamo ideali che non raggiungeremo mai.
Figure maschili e femminili dotate di uguali parti di bellezza e sudiciume, tutti hanno cose di cui vergognarsi, segreti da tenere anche quando professano spudorata sincerità a tutti costi, specie i numerosi giornalisti della storia. E sopra ogni cosa capire che le azioni sono spinte non dal senso di giustizia ma dal senso di colpa.
Dialoghi, sfaccettature di punti di vista e narrazione, contestualizzazione e tornitura dei personaggi ti pongono rispetto al libro come di fronte ad una scultura, tu puoi girarle intorno, vederla a 360 gradi. La tua esperienza è completa.

Possono piacermi diversi tipi di libro e anche diversi tipi di scrittore, ma è solo dopo queste letture che mi sento letterariamente appagata.
Franzen è un gigante.



Nessun commento:

Posta un commento