giovedì 29 gennaio 2015

Lunghe assenze, nuovi ritmi, nuovi amici del mattino, pettirossi che si affacciano e occhieggiano tremolando in giro e poi svelti volano via; ore piene e al contempo più vuote, microsonni e vagheggiamenti, progetti in stand by perché tutto ha misura giornaliera, scrivere è una forma di appunto sparso, mentale e il tempo è scoprire una nuova dimensione, prendere confidenza, capire il cambiamento.
Ho faticato sempre nei momenti di rodaggio, nei passaggi da un ordine a un altro, perché mi affeziono alle abitudini, tengo molto alle mie saldezze; però comprendo che nuove abitudini sovvengono alle vecchie e trasformano il quotidiano in nuova vita, che è un nuovo mondo, altrettanto mio.
Il freddo della “merla”, l’unico davvero invernale, quello che amo sentire sulle guance e tendere la pelle, arriva e subito se ne andrà purtroppo, per lasciare spazio alle solite umidità diffuse che almeno un tempo echeggiavano il suono caldo del faro, ora non più.
Prendiamo quello che viene, vediamo cosa porta il giorno dentro la sua routine scandita e naturale, proviamo a indovinare quello che sarà, scattiamo foto, guardiamo con occhi nuovi in diverse condizioni di luce, teniamo il passo. E intanto se n’è andato anche gennaio.



2 commenti:

  1. C'è una malinconia, a permeare queste righe, che è tipica di temporanei o decisivi arrivederci ma anche il preludio dei preziosi "benvenuto" e tu ed io lo sappiamo molto molto bene...

    G.

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