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lunedì 21 settembre 2020

collagemaking


Ho iniziato durante il lockdown.

Di tutte le parole usate ed entrate ormai nel nostro immaginario riguardo quel periodo di reclusione, lockdown è la più affascinante, il suono secco e insieme dolce di certi termini inglesi. Qualcosa che ha a che fare con chiavistelli e profondità.

Ho iniziato per tenere le mani occupate insieme a mia figlia di cinque anni, pennelli, colori, ritagli. Per sporcarmi le mani. Ma era da molto che pensavo al collage, da molto che praticavo la scelta delle immagini ed il loro utilizzo nei quaderni, mescolate alle parole. Sin da adolescente.

Già da prima che le immagini e le parole diventassero una professione.

La cosa, entrata nella routine giornaliera di quelle settimane, di quei mesi, è cresciuta in fretta, ha preso il sopravvento. Da sfogo creativo, reazione, magari terapia, è diventata un'effettiva forma espressiva, un altro mezzo di ricerca.


Quello che distingue un semplice usare le mani ed andare per tinte associate e ritagli combinati è l'arrivo del significato.  Il primo quaderno, non ancora del tutto concluso, si è preso i miei vecchi versi e li ha rinnovati in un grafia a matita semi nascosta, ambientata in alcuni scenari, nel tentativo di restituire un'atmosfera, una suggestione visiva e tattile grazie ad una carta cinese grezza e materica regalatami da un'amica e presa chissà dove. Erano le poesie a veicolare o le carte? Non so dirlo, credo l'istinto: non ho mai approcciato la pagina con un'idea preconcetta, è la costruzione a rivelarsi e rivelarmi a cosa stavo puntando, cosa stavo sentendo. Era così anche con i versi, un'automatismo indagatore, un andare a pesca di tutto quello che pesa e che resta più a fondo. La sensazione che avverto di più è il piacere di toccare e di vedere le carte, sfogliare i quaderni e vederli gonfiarsi e riempirsi dei giorni che scorrono e prendono un significato.

Il significato appunto. Tutto ne ha se resti in ascolto, se dai credito a quello che sale e che ha tanti modi creativi di venire a galla e liberarti.
E insieme al significato è arrivata la ricerca della sintesi, della crasi espressiva tra elementi diversi, con l'inserimento di componenti a me care come le polaroid, o il gioco di cancellazione e rivelazione di termini o frasi da stralci di libri, una sorta di metodo Caviardage per capire che la parola è il centro di tutto sempre, l'immagine trattata un sostegno e poi un dripping, a volte pesante a volte leggero, il legante.



Presto ho avuto voglia di quaderni di altri formati, quello quadrato è uno dei miei preferiti. 
La sperimentazione si è affinata, si sono imposte delle atmosfere cromatiche, delle preferenze sensoriali; i versi hanno lasciato il passo a messaggi e tensioni, suggerimenti, molliche di pane per chi ha voglia di guardare a lungo e di seguire il sentiero, d'interpretare, di lasciarsi portare. Soltanto accenni, strappati e incollati, quello che porta il giorno, militanze sfiorate, riflessioni notturne, sporcature ed eleganze.


Non è poesia visiva, non è  puro collage, non è vero Caviardagecut up, ma ogni pagina o cartoncino è un'autentica, libera espressione di quel misto di nuvole e scintille intorno e dentro di me, che respiro, ascolto Coltrane, bevo tè freddo o caffè nero, in quei momenti lontano da tutto in cui a volte vado a nascondermi e a ritrovarmi.

Tra le produzioni più interessanti fino ad ora credo ci siano due pieghevoli che hanno presupposto un minimo di progetto ma che in fondo hanno comunque risposto ad un intuito. 


Pensa è un piccolo depliant fronte/retro sui toni dell'azzurro che sfiora l'indicazione, il suggerimento, lavora sul frammento, induce alla scoperta e all'introspezione, tra schizzi acquosi e carte seriche.
Stesso modus per About Mad Ideas Provoke , più fumoso, più sporco, più giocato sulla fotografia in bianco e nero, allude all'ispirazione artistica, cerca una certa atmosfera.


Per chi è abituato a scrivere, spesso con troppa tendenza alla didascalia, questo tipo di lavoro più diretto e sintetico è una liberazione, un andare a briglia sciolta, un muoversi veloce che ha il supporto potente delle immagini e tutto un corredo di tecniche e contaminazioni cui attingere e con cui sperimentare senza limiti, con la soddisfazione di produrre molto in poco tempo e spesso di centrare un obiettivo.


*Per i dettagli, tutti i collage sono fotografati e riportati completi dei versi, dove usati, sulla mia pagina Facebook e Instagram.

martedì 18 settembre 2018

Andarmene. Vorrei andarmene lontano. Perdermi in un viaggio. Cambiare immagini e lavare la mente. Qualcosa di estraneo completamente. Sono così presa da nastri e legami come radici ben salde alla terra che avrei bisogno di prendere un lungo volo, o salpare per mare, nuotare nel mare...quanto tempo che non sento l'acqua sul viso, nei capelli... 
Sono così stanca che non riesco a dormire e l'orizzonte non è mai nitido anche se l'attenzione è sempre alta e i sensi all'erta per fare in modo che ognuno abbia ciò che gli occorre, la sua dose di bellezza, l'energia dalle mie mani e il calore dai miei occhi, che pure si sciolgono, colano giù troppo spesso.
Pesco frasi e moniti che stampo nella testa e a cui mi aggrappo per fare più forte la mia forza, come se tutto fosse relazionato e ci fossero messaggi sparsi capaci di scuotere e avvicinare situazioni per niente vicine.
Scelgo parole dal significato assoluto che anche da sole spiegano tutto un periodo, tutta una serie di accaduti e sentimenti. E scavano mentre sostengono.
RESILIENZA per esempio. Gli ho sempre preferito 'resistenza' ma ha una sfumatura più calzante adesso. Non si tratta di resistere a tutto ma di resistere ad un urto. E continuare ad essere se stessi. Non spezzarsi. Mai.

martedì 28 agosto 2018

Fine agosto. Voglia vaga di scrivere. Forse perché ho appena finito un bel libro. Uno di quelli che ti restano attaccati per un po', come se continuassi a leggerli nella mente, come se il fraseggiare si aggirasse nel tuo corpo liberamente, sussurrando dall'interno. E allora mi viene voglia di scrivere. Anche di niente.
Mi viene sempre voglia di scrivere. Appena ho un attimo di quiete. Appena si addormenta uno dei bimbi e ho qualche momento quieto, appena la testa si svuota del quotidiano e dell'imminente e si riempie di tutto ciò che è sospeso e aspetta una collocazione, un divenire, un compimento.
Guardo il quaderno dove ho accumulato appunti, post-it, pezzi di racconti, bozze di testi, idee e immagini. Lo tengo e lo riempio dalla nascita di mia figlia.
A intervalli regolari ricordo a me stessa con estrema nostalgia che non scrivo da più di tre anni e invece no: lo tengo in mano il lavoro che porto avanti da più di tre anni. Arriverà il momento in cui tutto troverà ordine, prenderà forma, verrà limato, cucito, farcito, assumerà un aspetto e, come al solito, scoprirò che sotto c'è sempre stata una direzione, che la mia scrittura ha una volontà anche propria di portarmi dove devo andare.
Scrivere. È un verbo distante da pubblicare, da essere scrittore. È un'azione. Basta a se stesso.
Non lo so se ha un senso accumulare dettagli, tessere storie, inventare caratteri, costruire situazioni. 
I lettori sono ridotti. Ma lo devo fare. Anche se i lettori non ci fossero affatto.
Ragione e significato.
Quello che resta.


martedì 15 maggio 2018

Spazi piccolissimi per la scrittura. Frammenti, niente più che frammenti rubati allo scorrere serrato e denso, colmo, delle ore, dei giorni e delle settimane. Pigio i tasti per ricordare a me stessa che so ancora farlo, che le parole salgono ancora veloci alle labbra e alle dita, e attendo, attendo che arrivi il momento piano e morbido in cui potrò di nuovo dedicarmi a questo.
Intanto questo scorrere gravido di cose mischia eventi a quotidianità: la vita coi bambini, le notti stanche, la luce delle cinque e i cinguettii fuori nella campagna; l'impegno con la Galleria, gli incontri d'arte da preparare uno dietro l'altro, scegliendo tagli fuori dal comune, fuori dalle classiche monografie, per seminare, indirizzare un interesse, regalare una visione e svelare una chiave di conoscenza. Tutto per migliorare, edificarmi, tenermi attiva, relazionarmi agli altri, dare un senso agli studi e serbare un esempio, offrire subito un'occasione ai piccoli di annusare l'arte, familiarizzare con i libri e le immagini, sapere di cosa è fatta la mia esistenza oltre alle loro voci, alla loro pelle, ai loro occhi, alla loro personalità totalizzante.
Studio, famiglia, panorami verdi sotto la pioggia di maggio come in Irlanda, giochi e merende, appunti mentali, macchina e strade, noi quattro e i nostri spazi condivisi, la primavera e fra poco l'estate, il tempo che va...

mercoledì 21 febbraio 2018

Voglia di bookshops di musei, di quel rigore espositivo dei volumi, di quell'odore  fresco di nuovo e mai sfogliato. Voglia di quel conforto e colore e promessa di cultura e conoscenza. Voglia di quel momento di scoperta e di evasione.
Sono quelle piccole cose e situazioni che aiutano quando un'inverno come questo ti sovrasta, quando l'influenza ha deciso di dormirti sul divano, quando arrivano notizie di partenze e addii che da lontano provocano strane risonanze, evocano ricordi d'infanzia e adolescenza capaci di mescolarti l'animo insieme a tutto quanto è già in circolo, contribuendo alla confusione, alla stanchezza.
Speriamo tanto nella primavera...

mercoledì 15 novembre 2017

Le nubi e le ombre di settembre, l'oro rosa dei tramonti di ottobre, la pioggia grigia di novembre...sembra che ogni mese abbia il suo cielo peculiare ed io sono qui a guardarli, dall'interno, con questo autunno che ha chiuso la porta e mi ha lasciata alla finestra.
È un momento da vivere e da affrontare, passerà e mi lascerà il ricordo di notti di veglia e ascolto e di giorni assonnati e scanditi, li guarderò a distanza e saranno esperienza, vissuto, parte della mia storia.
Intanto sogno qualche momento tranquillo sul divano abbracciata alle gambe, sotto una coperta morbida e con una tazza bollente tra le mani. Sogno almeno 6 ore di sonno nel mio letto. Sogno qualche ora in biblioteca o in libreria ed un bottino di libri da leggere d'un fiato. Sogno un percorso yoga per trovare l'equilibrio di una nuova me. Sogno di tornare a sentire e scrivere fluida e frusciante. E tanto altro, senza sosta sogno.





giovedì 14 settembre 2017


Settembre è sempre un rientro, anche dai luoghi dove non sei stato. E' un incamminamento e insieme un recupero, di ritmi, di pensieri, di temperature. Anche di ricordi e sensazioni. Un predisporsi.




mercoledì 23 agosto 2017

Una nuova libreria da scoprire libro dopo libro, mentre le giornate si fanno più corte e le luci della sera arrivano un po' prima. E sembra quasi un conforto.
Poche foto nella sacca, molte meno di quanto avrei voluto, di quanto credevo e quindi meno storie da ricordare.
Qualche serata buona, uno splendido pomeriggio con due amiche nella città alta, tante letture, cambiamenti attuati ed altri, grossi e imminenti, in arrivo.
Mare a luglio, quasi niente in agosto. Partenze mancate, camminate perdute, febbri alte, nervosismi di troppo, chili in più e una scia di voglie infinita: voglia di momenti con gli amici, chiacchierate, cocktail colorati e birre ghiacciate; voglia di silenzio, voglia di scrittura, passeggiate notturne, odore di frutta esotica, condivisione e maggiore sintonia; voglia di film ogni tanto, di spensieratezza, di un'abbronzatura migliore, di profumi e massaggi, di spazi più ordinati, e poi di musica, tanta tanta musica intensamente ascoltata e invece dispersa in questa stramba, incostante estate...
Se ne va così il mio viaggio di quest'anno, nell'altalena di calure e maestrali, scivola verso un settembre che ha sentore di ripresa ma che è anche contenitore di importanti cambiamenti che saranno una cesura e un riavvio.
Resta una coda che possiamo ancora colorare a modo nostro, che forse ha in serbo sorprese vivaci e inaspettate: proveremo a muovere passi leggeri e a tenere pulito lo sguardo. Qualcosa magari strizzerà l'occhio e verrà.


lunedì 17 luglio 2017

Vento d'estate. 
Anche troppo ma più che altro soffia dentro. Un luglio denso e un po' grumoso che non lascia apparire le visioni evocate, che non libera la mente e non disseta con le immagini fresche e le bollicine auspicate.
Una specie di sovraccarico a volte crea strati difficili da snodare, è il preferie, il preevento o magari è solo il post di qualcosa e allora è forse peggio perché vuol dire che è un risultato e i risultati difficilmente li puoi cambiare. 
Tendo a vederla nell'altro modo. Un momento che lascerà spazio a gustose bibite refrigeranti, paesaggi azzurri, ore distese, recupero e benessere.
Sono in bilico. Non su una corda, ne' su una scala. Ho entrambi i piedi a terra eppure non ho equilibrio. L'ho perso poco fa, subito dopo averne riconosciuto la possessione. È sempre così. Il futuro è certo, non potrebbe esserlo di più tuttavia è un incognita la mia capacità di affrontarlo, la prospettiva del mio sguardo. Attendo che tutto mi si riveli, attendo di vedermi, di capire e di fare. 
Di ritrovare accordi, completezza e passo leggero, cose che vanno e vengono, lo so, ma spero di trattenerle ogni volta un po' più a lungo.
Intanto mi siedo vicino ai libri sulle mie scale di legno e respiro la loro quiete, intanto tengo occupate le mani, espongo all'aria la faccia e cerco di sentire più lontano, intanto osservo e prendo nota, disperdo negatività nei temporali, ascolto poesie di Nick Cave mentre guido e vedo la campagna viaggiare fino al mare. Intanto vado, purtroppo non fin dove vorrei andare.



giovedì 15 giugno 2017

Giugno denso, pieno di impegni e giornate sezionate, escluso lo spazio della riflessione, ore da incastrare e utilizzare al meglio, da strizzare fino all'ultima goccia di succo. Giugno di strane nottate e trascinati malanni. Di crescita anche. Di accordo, di attesa. Giugno di consapevolezze, di conferme, di trovata centralità.
Voglia di mare, brezza, respiri liberi e profondi, di stare stesa al sole. Voglia di gelati colorati e passeggiate serali, conversazioni pacate, abiti comodi e freschi.
Voglia di riposo da cui nasca lo stimolo, da cui risalga l'energia.
Voglia d'estate, grilli e lucciole nelle siepi.
Di un po' di dolce magia.

sabato 10 giugno 2017

Purity

Jonathan Franzen.
I suoi personaggi e argomenti mi fanno innervosire dalla prima all'ultima frase. Eppure quando chiudo il libro so di aver finalmente letto un Romanzo.
È la terza volta che mi succede con lui.
Rifletto sulla capacità di mettere in fila sensatamente una spaventosa quantità d'informazioni lungo 650 pagine, di spalmarla per decenni e continenti con tanta chiarezza, soprattutto rifletto sulla sapienza costruttiva che informa di cose in grado di cambiare faccia alla storia solo al momento giusto, perfettamente incastrate con il resto, difficili da intuire anche se in fondo erano lì da sempre.
Sono pochi gli scrittori che mi stupiscono così oggi. E se penso allo ieri, ieri era l'Ottocento. Erano i russi.
Dopo Le correzioni e Libertà, ancora parliamo di esseri umani e di cose reali e quindi ancora parliamo di famiglie.
In cerca di Purezza, attraverso uno strato infinito di sporcizia, melma mentale e comportamentale: da uomini tremendamente imperfetti quali siamo inseguiamo ideali che non raggiungeremo mai.
Figure maschili e femminili dotate di uguali parti di bellezza e sudiciume, tutti hanno cose di cui vergognarsi, segreti da tenere anche quando professano spudorata sincerità a tutti costi, specie i numerosi giornalisti della storia. E sopra ogni cosa capire che le azioni sono spinte non dal senso di giustizia ma dal senso di colpa.
Dialoghi, sfaccettature di punti di vista e narrazione, contestualizzazione e tornitura dei personaggi ti pongono rispetto al libro come di fronte ad una scultura, tu puoi girarle intorno, vederla a 360 gradi. La tua esperienza è completa.

Possono piacermi diversi tipi di libro e anche diversi tipi di scrittore, ma è solo dopo queste letture che mi sento letterariamente appagata.
Franzen è un gigante.



mercoledì 24 maggio 2017

Tempo. Che passa senza lasciare avvisi, senza rintocchi, solo scorrendo silenzioso e discreto sotto la superficie degli accadimenti, della quotidianità, del lavoro, dei fine settimana, dei cambi stagionali e climatici.
Tempo che incalza e non rallenta.
Viaggi che partono e cambiamenti che si accettano, sfumature di evoluzioni, crescite...
L'età è arrivata ad una cifra tonda ed il presente assomiglia alla completezza, quella richiesta con un foglietto scritto a mano e appeso su un albero dei desideri.
Vado modificandomi eppure so che resto un'osservatrice, trovo momenti di posa e riflessione, traduco in pensieri, in parole. Presto spero di nuovo scrittura.
Mi sento a bordo di un treno che si muove con costanza, ma non lascio andare niente, tengo nastri flessibili stretti attorno alle cose che voglio portare con me e le mie mani non si riempiono mai.
Maggio.
Siamo già oltre il risveglio e le serate odorose, siamo ad un passo dall'estate e quasi non so come ci siamo arrivati ma non importa, è il momento giusto per accogliere ogni nuovo ritmo e farlo proprio, si trova spazio, si trova energia e mondi personali in cui annegare le brutture e succhiare linfa.
Sono ancora una volta vascello e traghettatore ed è un viaggio nel viaggio, un'esperienza tra le esperienze, un'avventura intima e condivisa che porterà ad un nuovo approdo tutto da scoprire.
Il tempo lega ogni cosa come un anello all'altro, si tinge di verde e luce bianca, profuma di fresco e di ombra. Conduce.


sabato 18 marzo 2017

Un INVERNO INFINITO sembra aver finalmente chiuso la valigia e aver imboccato la via dell'ALTROVE, allontanandosi lento e depositando una SCIA in cui si specchia ancora il cielo di notte.
Ora è un totale RISVEGLIO.
Di suoni e luci e temperature e corpi e pensieri.
Non mi ero mai sentita tanto allineata con le stagioni.
Questa primavera è una RISPOSTA.

lunedì 19 dicembre 2016

And so this is Christmas

Settimana di Natale.
Periodo che amo, mese che amo, eccetra eccetra.
Sono momenti di grande riflessione e anche di grande ispirazione.
Qualcosa è entrato in circolo: nelle gambe voglia di camminare, nelle mani tanta voglia di fare e un gusto per la bellezza che sovrasta ogni livello passato. Parlo di immagini, progetti, realizzazioni e creazioni. 
Fotografia, stoffe, cucina, scrittura.
Scopro nuovi mondi, sento e vedo contaminazioni, scarto tutto ciò che non m'interessa, che mi abbrutisce, e mi dedico solo a chi e a cosa merita attenzione.
Le feste invernali sono fatte per stringersi e darsi calore. Mi piace avere ospiti per il té, curare la tavola, preparare dolci, scegliere gli infusi. Le cene e i pranzi sono una sequenza infinita. Il té è il rituale di un momento che scorre lento e indugia sui dettagli più morbidi: una caldela profumata, una biscottiera in vetro con stelle di cioccolato, cantucci alle mandorle e cookies, uno strüdel leggero su un piattino decò.
L'aria fuori è frizzante sulla pelle, l'atmosfera mi riporta ogni anno alla mente quella evocata in Lettere & meraviglia, gli indumenti sono pesanti e le luci bellissime. 
Mi manca solo un caminetto dove scaldarmi rientrando in casa.
Fuori ci sono anche tragedie strazianti che non riesco a concepire con la mente o a contenere nelle braccia, talmente più grandi del mio piccolo mondo che tanto difendo da calpestarlo e incenerirlo come la cosa più trascurabile. Eppure io mi attacco e difendo questo microcosmo e parlo tanto di bellezza anche per sopravvivere ad un quotidiano che ha in serbo morte e catastrofi più del tollerabile. 
La leggerezza a volte regala una grande forza, è un'arma di pulizia degli occhi e di resistenza, sostiene contro il vento che ci investe tutto il tempo, permette una tregua.
Perciò coperte di mohair, scorte di libri da leggere, quaderni fatti a mano, pacchetti sotto l'albero e biscotti nel forno. Orsi di pezza, scatole di tè, lucine dorate, dipinti e incisioni alle pareti, foto da scattare e da guardare, musica da ascoltare, film, sciarpe al collo, creme alla rosa per le mani, caffè bollenti, chiacchiere, mercatini, sformati e focacce, abbracci, camminate veloci, vetrine decorate, sorrisi, liste e propositi per il nuovo anno, ghirlande, sguardi, intese...




(una delle magnifiche scoperte di questo periodo)


giovedì 1 dicembre 2016

Il cambio stagionale ha prodotto il suo benefico effetto. 
VORREI TRE MESI di QUESTA MAGNIFICA TEMPERATURA, di questo freddo sulle guance, che diventano rosse e ci fanno più vivi e più giovani, di questo sole deciso e invernale sposato all'aria pungente.
Sono letteralmente caduta sul materasso gonfio e morbido del periodo natalizio, sono arrivati l'abbraccio, la terapia, il conforto, l'energia creativa, la voglia di fare e dire e regalare che mi riempie di una sostanza buona, come sciroppo di qualche tipo, color ciliegia, non troppo dolce, un po' frizzante sulla lingua, che mi accende i sensi e gli affetti, che ogni anno si presenta esattamente al momento più opportuno, col suo bagaglio carico di musica, ricordi da costruire, immagini, profumi, aromi e sensazioni.
Non parlo di glassa, bontà dell'animo o spiritualità. Probabilmente a torto, non è questo il mio Natale. 
Soltanto sentirmi bene dentro gesti semplici che hanno il giusto colore e sapore. Si tratta di un mese sospeso che non sbiadisce e che questo freddo rende più vivido.
Scopro i germogli sotto la neve.
Penso favole e le scrivo con la mente mentre cammino nel mio maglione più pesante.
Accendo più candele. Bevo cappuccini caldi dalla schiuma corposa.
Mi prendo più cura.


mercoledì 9 novembre 2016

C c c c changing

Che sia un periodo di cambiamenti è certo. Anche che sia un momento di transizione, come tutti i cambiamenti presuppongono. E le fasi transitorie non sono facili. Si devono cambiare posizione, abitudini, status... identità.
C'è un confine, nella vita, che si oltrepassa col risuonare di una specie di epifania nella mente. Uno scampanellio. La linea d'ombra di Konrad? È possibile. O forse è più una parte di essa, uno degli effetti.
Fino a quel momento sei stato preda del presente, le giornate erano lunghe e capienti, figuriamoci gli anni. Infiniti.
Una porzione inimmaginabile di questioni rimaneva semplicemente fuori dal campo visivo. Non ci facevi caso, non gli davi importanza, non gli prestavi attenzione.
Il presente è cresciuto con te, ha fatto, ha detto, ha scritto, ha costruito, è andato e va, continua ad andare, ma da un giorno all'altro il fuoco si è spostato, ti sei accorto che adesso hai gli occhi e la mente puntati sul futuro, che le giornate scorrono via in un attimo, spesso come una replica improduttiva, che gli anni in avanti li conti a gruppi di dieci e non sono affatto infiniti, che tutte le realtà sono di colpo diventate possibili. Anche quelle brutali da cui ti sentivi lontano e distaccato.
È un nuovo status da comprendere, ci sono diverse posizioni da assumere, abitudini con cui familiarizzare e tutto questo concorre ad una nuova identità o ad una trasformazione - logica, naturale, forse ovvia.
Tutto è in divenire.
Noi alla soglia dei quarant'anni, l'Italia vittima di mutamenti geologici, l'America di nuovo sotto i repubblicani...
È il tempo di adattamento a questi cambiamenti che mi sembra ridotto ora, si susseguono così rapidi che non abbiamo fiato e fatichiamo a tenere il passo, anche se acquisiamo intuizione con l'esperienza e un poco di empatia. Queste due capacità mescolate all'ironia ci tengono a galla nei passaggi, nel disordine momentaneo, mentre contiamo le parti di un quadro già composto.


venerdì 7 ottobre 2016

Ottobre

Continuo a perdermi nelle pagine di questo libro. È una coperta calda e morbida che mi propone un linguaggio conosciuto, parole che so comprendere, frasari che sento, azioni che sono anche mie. Mi conforta in questo primo ottobre di pioggia, autunno improvviso, malanni, e piccole modifiche alla casa. 
Mi sento come quella volta in cui stavo male e mi sono infilata sotto una coperta a leggere Cime tempestose da capo a piedi. Anche quel giorno pioveva.
Quando i mobili cambiano posizione, anche solo temporaneamente, e in più fuori è  tempesta, il disordine esterno mi riordina. È ancora così dopo anni, è ancora così dopotutto.
Sono giornate dal sapore specifico, è il mese dei morti, delle persone perdute lungo la strada, e mi ritrovo a leggere di Fred nella malinconia di Patti e mi ritrovo ad ascoltare Nick Cave - nell'ultimo album ma avrebbe anche potuto essere un altro dei suoi - sussurri, suoni e fruscii di quest'uomo, questo genio sensibile, interessante e tenebroso, ultimamente sulla bocca di tutti per aver perso un figlio e per aver sublimato il dolore nella composizione, nell'espressione, documentate in un film.
Penso ai miei morti. Ai nonni, ai parenti, ai conoscenti, agli amici. Mi accompagnano sempre tutti. Le perdite più vicine bruciano ancora di un'emotività epidermica, ma le due più lontane portano il marchio di ogni perdita successiva. Un cugino e un'amica, adolescenti loro ed io.
Sono finiti nelle mie visionarie poesie di ragazza, li immagino ancora seduti a discutere dei miei movimenti sui cornicioni dei palazzi, hanno abitato per lungo tempo i miei sogni. Hanno determinato ogni mio passo da allora perché hanno dato un significato all'autocoscienza, all'andare del tempo, all'accorgersi di ogni momento. Hanno prima sconvolto e confuso le direzioni, hanno reso reale e quasi tangibile una dimensione in precedenza solo vagheggiata. Non sono andata a nessuno dei due funerali. È iniziata una seconda parte della mia vita.
Sono giorni di sensibilità scoperta, come sempre ma anche più del solito, e capitano coincidenze di letture e ascolti che sembrano unificare le esistenze. Mi salgono agli occhi certe immagini di Terrence Malick e penso che tutto ha un senso ma anche che non ha senso niente in questa stramba vita che ci tiene separati e all'oscuro...

Continua a piovere, continuo a sentire le gocce sul tetto. Riprendo tra le mani il libro e torno a mettere i piedi nelle sue impronte.





October and the trees are stripped bare
Of all they wear.
What do I care?
October and kingdoms rise
And kingdoms fall
But you go on
And on.


martedì 13 settembre 2016

Sulla strada di casa

Sulla strada di casa la mente dilata pensieri incongrui, li lascia vagare per i cieli e intorno agli alberi che sfilano e passano come ogni cosa.
Guido e guardo e rifletto, sulla strada di casa, tutto si annida e distende con l'andare. È fine giornata, il tema musicale è distensivo, penso a come vorrei essere più docile e onnicomprensiva, saggia quanto i miei anni lo permettono, viva quanto la mente mi concede, tuttavia anche capace di un punto di vista più alto, lontano dai confronti, più sicuro, come sono sempre stata e come in fondo sono ancora ma non del tutto in questo momento. Si sono sommate temperature e umori che fatico a disperdere, le mie onde medie sono disturbate, sto ancora componendo un collage che manca di equilibrio e quello che metto da parte è più di quanto consumo e faccio. Devo trovare il ritmo. Devo trovare il ritmo.
Sono propositi settembrini quelli che appunto in una lista trasparente mentre le ruote vanno tra curve e salite, moniti che sgusciano da espedienti quotidiani, piccoli fatti che portano piccole sensazioni cui dare e non dare importanza. Tutt'intorno è una pulsazione continua che a volte rasserena e più spesso fa paura, la natura, gli uomini, queste grandi complicazioni cui siamo giunti e che non basta più un temporale a dilavare...
Mi serve il suono del faro che non suona più.
La strada di casa mi offre un po' di tempo, un po' di spazio mentale. C'è un albero che saluto con un cenno del capo, mentre lascio il mare alle spalle, mentre vagano frammenti di immagini e fraseggi e intenzioni, c'è ogni volta un diverso cielo e un diverso tramonto di luci e nubi e colori, c'è la casa che aspetta e l'autunno in arrivo e tutto quello che non so ancora e che forse mi sorprenderà.


martedì 30 agosto 2016

Voglia di fare una scorta di libri. Andare in una libreria, una nuova, e perdermici, spegnere tutto quello che ho in testa e annusare i volumi, scoprire i titoli, lasciarmi spingere in qualche direzione. Andare a ritrovare una quiete, come quando ero a Roma, per il master, e con la mia amica entravamo in ogni libreria per vedere se parlava anche di noi, se i libri sapevano ricordarci la bellezza, l'equilibrio.
Però le librerie quasi non esistono più, come i negozi di dischi.

L'estate è scivolata via. Permane ancora in queste ultime ore di agosto ma qualcosa è scattato nella mente ed il corpo già risponde a nuovi ritmi, cerca altri stimoli. Si è chiuso male questo viaggio. Con tremori della terra che hanno innescato tremori dell'animo difficili da dissipare, sensazioni che a guardarsi indietro sembrano quasi aver avuto degli indizi, che a guardare avanti tolgono il senso alle cose (ma in qualche modo lo restituiscono), ci fanno piccoli e indifesi, privati del fragile filo conduttore che attraversa giorni e settimane. Eppure il tempo scorre, con la sua riserva di incognite ma scorre e lascia indietro e stratifica e aiuta. Molto spesso penso che la temporaneità sia ciò che ci salva.

L'estate, il viaggio. Quando è arrivata mi ha investita. Mi ha trovata già stanca e poi, invece di rigenerarmi, mi ha stesa con colpi ben assestati, momenti di tensione misti a momenti di grande bellezza, posti e ricordi e attimi di condivisione importanti, eppure tutti impegnativi, come una catena di montaggio senza possibilità di sosta. Non siamo riusciti a cogliere il passaggio per la distensione, abbiamo continuato a fare e fare e andare e vedere ma è mancata una chiave, o una serratura che ospitasse i singoli frammenti~ nella stessa stanza con vista.

Borghi, olimpiadi, aperitivi, tanta piscina e poco mare (e forse era questa la vera porta da aprire), un po' d'arte, famiglia, qualche amico, letture ritagliate, appunti di scrittura, la ricerca di qualcosa che non è arrivato, che non abbiamo ancora capito e poi la paura del 24 agosto, il senso di precarietà, il senso di responsabilità, la necessità del contatto fisico, la perdita della libertà, la voglia della quiete di settembre, dell'aria più fresca, dei propositi per la nuova stagione, delle abitudini da ritrovare, dei film da vedere, della musica da scoprire in macchina, con i finestrini abbassati, senza aria condizionata...

 













venerdì 17 giugno 2016

Ultimamente mi capita di sommare frazioni di pensiero. Non riesco più a riflettere fluidamente o furiosamente come facevo prima, sono solo pochi grammi frammentari che si uniscono spontaneamente e trovano senso compiuto. 
Mi sono accorta che il viaggio estivo è già iniziato, anche se non lo dice ancora il solstizio né tanto meno il meteo, e che è l'insieme delle tante micro cose che sto facendo, delle micro situazioni che sto vivendo a determinarlo come tale, a determinarne ritmo e cadenza. 
Mi spingo avanti e con costanza mi chiedo quale sia il motore della spinta, il perché della messa in gioco. Solo negli ultimi giorni sono arrivata a capire che è proprio per questo, per quel guardarmi indietro e vedere le cose fatte e vissute e messe in fila: per quelle sensazioni di una serata tra calici e sonorità libere per cui si è ragionato e lavorato tanto; per l'orgoglio di incastrare tutto e farcela (libri letti d'un fiato invece di dormire, telefonate seduta a terra tra giochi, colori e giuste pretese d'attenzione, testi stesi prima con la testa in ogni momento possibile e poi trascritti con foga a due mani); per la bellezza della cultura che mi riempie anche quando è faticoso; per il piacere della condivisione, della riuscita condivisa e ancora di più dell'impegno condiviso; per la memoria delle cose che adesso non è più soltanto mia, è anche un lascito, una traccia su cui leggermi in futuro, con clemenza e con ispirazione spero. 
Così il viaggio è iniziato, quello estivo, ma forse è anche un viaggio continuo e infinitamente più pieno di quanto non scriva, costellato di momenti e sguardi e sorrisi e strette di mano e scoperte e tentativi e carezze e fotografie e canzoni e pianti e insoddisfazioni e disorientamenti e forza e prospettiva e abbracci e nascondini e partenze e crescita e perdite e scrittura, scrittura, scrittura, scrittura...


ph. Yvette Inufio