mercoledì 16 marzo 2016


"Gli scrittori hanno la licenza e anche la libertà di mettersi seduti da una parte... di mettersi seduti da una parte stringere i pugni e rendersi mostruosamente consapevoli delle cose che in genere noi percepiamo solo fino a un certo punto. E se uno scrittore fa bene il suo lavoro, in pratica non fa altro che ricordare al lettore quanto è intelligente - il lettore, intendo. Cioè, gli apre gli occhi su qualcosa che il lettore sapeva già da prima. E la questione non è che lo scrittore ha maggiori capacità rispetto a una persona qualunque. È che lo scrittore è pronto, secondo me, a tagliarsi fuori, a isolarsi da certe cose e sviluppare.... e pensare, tutto qui, pensare molto intensamente."

David Foster Wallace



Riflettevo su questo libro, Come diventare se stessi, questa intervista di David Lipsky a Wallace e anche sulla biografia di DFW, Ogni storia d'amore è una storia di fantasmi, di D.T.Max. 
Almeno in questi due casi Wallace è stato fortunato, è stato trattato come meritava, citato lungamente, con più interesse per la scrittura che per l'aneddoto e, cosa importante, i due, giornalista e biografo, hanno prodotto belle pagine, sanno scrivere. 
Non è affatto scontato. Ho letto mille belle biografie ad esempio di argomento musicale, quindi trattate da giornalisti, ma scritte in maniera puramente aneddotica, una cronaca senza fine di nomi e posti senza aggiunte connotative, senza punti di vista, senza dissertazioni sulla musica, sugli effetti, sulla magia. Senza sostanza.
La sensazione finale era di una mancata soddisfazione, una soddisfazione a metà, anche perché tutti quei nomi e luoghi e situazioni si dimenticano in fretta e cosa rimane?
E' il motivo per cui fondamentalmente non amo leggere biografie, ma questi due libri mi hanno fatto cambiare idea, spiegano uno scrittore complesso ed una scrittura difficile, nuova, sperimentale e oltretutto tradotta, e lo fanno col pieno pathos di chi è coinvolto e turbato. Certo il merito è di Wallace ma  anche loro.
Mi piacciono gli scrittori che si mettono in gioco, che emergono anche quando parlano di altri, anche quando tracciano un profilo, anche quando fanno un'intervista. Se sono bravi non intralceranno il soggetto, lo sosterranno invece con la buona scrittura. 
Dei pittori, dei poeti, dei musicisti, degli scrittori vorrei conoscere il pensiero, la ricerca, il metodo e le intensità del loro lavoro, non solamente il contesto e le vicende che pure avranno influito, magari resi da un buon fraseggio, insomma la scrittura è il motivo per cui si scrive, no?


2 commenti:

  1. come approvo tutto quanto! tutto! evviva marta che sa spiegarlo così bene!!!!!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie, Pa, ma in fondo Wallace me l'hai presentato tu!

      Elimina