ph. from Friedamaria.com
Sgusciare fuori e mettermi in altri panni, annichilire il carattere, lavare via la mente, dimenticare il corpo e guardarlo nuovo, come non fosse mio. Succedeva ogni volta. Era una muta radicale, compiuta nel profondo silenzio di un pomeriggio di luce bianca, con metodo, rigore accademico, precisione misurata in anni di formazione, infallibile. Non rimaneva traccia di me. E in questo modo tutto scorreva liscio. Senza battiti accelerati, senza fiato corto. La calma fredda veniva dalla sicurezza, dall’attenzione e dall’ordine dei passaggi. Una volta terminato il compito, tornare non era così immediato. E non era completo. Rimanevo impigliata in qualche maglia d’identità, c’erano degli strattoni, non mi sentivo intera per settimane: qualcosa dell’altra sostava sempre, a volte rimaneva sottopelle, in trasparenza nello specchio. A distanza di anni guardavo ed era ancora lì.
Una focalizzazione esterna difficoltosa affascinante e necessaria, per cogliersi appieno...infine.
RispondiEliminaG.
Uno dei miei giochetti d'identità nascoste dietro ritratti ambigui. Probabilmente stavolta anche influenzata dalla lettura in svolgimento dell'ultimo Murakami.
Elimina(Un po' di me poi c'è sempre)
c'è molto, di te...
EliminaGià, concordo.
RispondiEliminaG.