"Do I not deal with angels
when her lips I touch "
(Kenneth Patchen)
C'è stato un incontro anni fa. Con la musica Ambient, con Brian Eno, con tutto un retaggio di composizione contemporanea che andava a sommarsi alle immagini e che andava a sommarsi alla poesia, alla poesia americana, alla beat poetry che così tanto mi aveva illuminata, che così tanto contava per me. Poi era arrivato WALK INTO MY VOICE, come un regalo, una magia sonora in grado di aprire porte, immergermi in universi liquidi, con quelle note di piano e quei trilli e tintinnii.
Mi ero già innamorata di An American Prayer, i versi e la voce perfetta di Jim Morrison sulla musica dei Doors. Ma questo era qualcosa di diverso, sperimentale, misterioso, scintillante di quei brevi momenti che ad ogni termine lasciavano un senso di sospensione e una profusione di eco, risonanti.
E' finito anche in un mio racconto, quello che tiene insieme molte tracce dei miei passaggi.
E chiama alla mente tante cose...
"...la migliore sessione per me fu quella americana, con i compositori Harold Budd e Jessica Karraker che lessero stralci da Walk into my voice, un album di poesia beat americana che avevo scovato un pomeriggio piovoso al negozio di dischi dove andavo sempre. Ci passavo le ore là dentro e in un momento eccola lì tra le mie mani quella fantastica registrazione dell'Orangewood Studio di Mesa, suoni e parole, musica contemporanea e versi di Denise Levertov, Kenneth Patchen, Lawrence Ferlinghetti, Michael McClure, Philip Lamantia. Mi trasportava in una sospensione bizzarra, lo trovavo un lavoro di grande qualità, costruiva un'esperienza sensoriale completa, dava grande forza alla poesia. E adesso ce li avevo davanti, avevo le frasi, le voci e le espressioni. Non credo di essere mai stato tanto assorto in una performance come in quel frangente.
Furono giorni pazzeschi."
M.S.
pag.39
" ...so warm and sweet..."
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