lunedì, 06 dicembre 2010
Ritratti:Donne_n.10
Certi giorni tira il vento. Tira dentro e sembra che ti sbricioli le ossa, specie quelle del collo, alla base della nuca. Chissà se è colpa del mare, chissà se sarà ancora così quando abiterò in collina…Certi giorni tenere duro e farcela non è uno scherzo, non è un soffio, certi giorni mi devo aggrappare ad un palo immaginario che ho a fianco e dirmi ‘ sono io, ho le spalle grandi sotto queste spalle piccole’. Devo tirare fuori il sorriso con le tenaglie, togliergli la guaina e sostituirlo a questa brutta linea che ho per labbra. Devo cercare tra i pezzi di legno e ferro vecchio sul fondo del corpo casomai fosse rimasto lì un po’ d’ego, e limare e arrotondare per rendere gentili le mani e gli occhi. Ma la domanda è sempre quella. Da quanto tempo non esisto?
martedì, 29 giugno 2010
Ritratti:Donne_n.9
by Bientôt Demain blog, Nathalie Dérouet
L’inizio era il suono. Prolungato e lieve di un toccarsi metallico. Poi si accompagnava il gesto. La stoffa frusciava nei palmi, sotto le dita che piegavano senza mai stringere. Ed ogni movimento era respirato, ed ogni figura compiuta nello spazio sonoro e segnico della trasparenza.
Veniva il momento dell’acqua. Versata. Raccolta. La pianta effusa andava ad inanellare il fiorame composto ed era come un completamento della scena cui seguiva solo l’assaggio, il sapore sulle labbra e nell’intero essere.
venerdì, 18 giugno 2010
Ritratti:Donne_n.8
Ero attrezzata per qualsiasi tipo di vita avessi scelto, il mio bagaglio di esperienze mi aveva resa versatile. Trovai un buco tinteggiato a grandi pennellate incostanti e arredai tutto con i libri: il loro peso sulle braccia corrispondeva a tutto quanto avevano insegnato, il riflesso nella schiena lo sopportavo in nome della conoscenza. Quello che il giorno portava fuori da quella soglia rattoppata non riuscivo neanche a dirlo, quello che portava la notte nella città opaca e tolta di speranza sarebbe stato meglio non saperlo. Io ormai ero oltre, non avevo possibilità di redenzione, mi ero troppo mischiata al sapore torbido che hanno le azioni di sopravvivenza. Le letture erano l’unica cosa ancora possibile.
venerdì, 26 marzo 2010
Ritratti Donne_ n.7
new york city up, Marta Silenzi, 2008
Benessere è un senso di pulizia della vista.
L’immagine nitida quanto la mente lucida. Freschezza ai polsi ed un profumo nuovo che mi sappia ispirare.I passi uno in fila all’altro veloci – camminatori coi libri sottobraccio, segugi di ragioni, costruttori di pensieri.E lo scorcio, la vertigine di seguire la storia fin dove mi porta, dato che l’ho intrapresa.E la voglia di conoscenza e di bellezza infinite, da qui a lassù. E in lungo. E in largo.
lunedì, 22 marzo 2010
Ritratti Donne_n. 6
James Casebere, Tunnel #2, 2003
Scritta come inchiostro sulla carta, assorbita dalla pagina impregnata di me; vergata nel mio segreto Tagebuch. Definita come luce, tagliata nel buio che recinge e chiude più di quanto questa reclusione ordinata e secolare sappia aprire. Questa centenaria condizione non ha voluto impararsi, non ha indicato alcun punto di equilibrio o libertà divina, soltanto la negazione del sentirsi umani, soltanto l’insano potente errore originale.
venerdì, 05 febbraio 2010
Ritratti:Donne_n.5
Yuki Onodera
Pioveva tanto che non riuscivo ad alzarmi dalla sedia.
Pioveva che non avevo fiato.
Avevo giocato al rialzo e l’esito era annunciato, c’era stato un avvertimento da qualche parte e adesso mi pulsava nelle tempie in modo che non potessi ignorarlo.
Scansavo il sapore del sangue ma continuava ad invadermi.
L’errore era stato sicuramente guardarli, l’insolenza asiatica sbatteva contro l’ego impettito dei loro tight in un modo che l’uso non permetteva e non contavano neanche le ore spese su quei tacchi castigati che aggiungevano anni e toglievano identità.
Le ombre non hanno occhi del resto.
Non ero altro che collant strappati nel buio di una stanza mentre fuori pioveva.
giovedì, 28 gennaio 2010
Ritratti:Donne_n.4
Paulo Nozolino – Mão , Ole John Aandal – Never Try To Trick Me With A Kiss , Morten Andenaes – Air Rifle
Quell'ora della notte, tarda, stanca. Quella monotonia di treno, il sapore denso dell’attesa nella bocca, l’andare del tempo favorito da quell’imminenza che soltanto io potevo sapere e che condizionava tutto, l’attenzione, gli occhi, il mio peso sul pavimento, le voci nel corridoio. Ogni situazione precedente a quella era stata una preparazione, un allestimento, un incastro sequenziale e necessario e alla fine ero al convoglio di tutti gli sforzi, all’atto finale. Quella era una fine e il giorno dopo un inizio. Di vite, sistemi, interi ordini. Nascondermi non era mai stato un problema, non avevo mai avuto identità, ne’ mi serviva. Dovevo agire e sapevo in che modo, la questione terminava lì. Quella sera, entro venti minuti, quando avrei sentito zoppicare fuori dallo scompartimento.
giovedì, 10 settembre 2009
Ritratti:Donne_n.3
Lovisa Ringborg - Solitary Act I - from The Limbo Pictures
Dovevo ingoiare la punizione senza il minimo fremito, me l'ero imposto, ma non riuscivo a tenere gli occhi aperti. Era il segno e la macchia della mia debolezza. E lei stringeva quello strumento di tortura con tale fermezza perentoria che non produceva la minima oscillazione. Più che l'amarezza della medicina, da quella distanza, percepivo il freddo del cucchiaio, il metallo assorbiva il gelo della stanza e mi trasmetteva brividi e vibrazioni, quasi risuonava la sua concavità riempita d'odio. Non so bene cosa fosse, quale metodo antiquato avesse deciso di adottare stavolta, ma intendevo l'onta della mia colpa, il suo diniego spietato si era manifestato in un lampo d'occhi e una breve contrazione delle dita. Eppure sarebbe stato così bello poter avere il mio bambino.
giovedì, 16 luglio 2009
Ritratti:Donne_n.2
Jonathan Singer - Botanica Magnifica
Si cibava d'aria, di luci filtrate, di trasparenze. Passeggiava indolente nelle ore pomeridiane come avesse voluto fondersi con le specie esotiche della Serra Centrale. Era il suo posto quello. Quieto e odoroso. Soddisfava tutto il suo bisogno di panismo e poteva starsene ore da sola perchè quell'esperienza dei sensi e degli occhi non voleva condividerla nessuno con lei. A dire il vero erano tanti quelli che l'avevano progressivamente allontanata. Quando inizi ad evitare i momenti conviviali con la gente è come se questa smettesse di fidarsi. Aveva fatto questo terribile errore, aveva lasciato aperto un canale troppo intimo. Nessuno poteva capirla. Il cibo non le serviva, la alimentava come non voleva dunque aveva scelto di non assecondarlo, di non assecondare la fame, la mancanza di energie. Si era rifugiata tutta nella forza della mente e nella fragilità dell'essere. I suoi rami erano esili e i suoi petali tremuli e delicati. Come una pianta. Ma a lei piaceva stare sola. Fuori dai commenti, fuori dalle raccomandazioni, fuori dagli sguardi preoccupati incollati alla sua figura come si fa con gli errori della natura. Le piaceva respirare, ascoltare i fruscii, confondersi tra le foglie....Decise di sedersi un momento sul cuscino vicino all'orchidea neve, ricordò che era soffice e color malva, poi più niente. Che strano, pensò.
Ritratti:Donne_n.1
Lovisa Ringborg - Holding breath, 2005
Rimase tesa ad occhi serrati. Decise che poteva mantenere aperto solo il canale dell'udito, era l'unica concessione disposta a fare, seppure ogni due o tre secondi doveva muoversi per mantenersi a galla. Gli allenamenti di apnea ora le tornavano utili, sapeva che quell'inspiegabile puntiglio di voler trattenere il respiro sott'acqua per migliorare i suoi tempi prima o poi le sarebbe servito a qualcosa. Ed ecco il momento. Una rabbia totale le aveva percorso tutto il corpo per finire dritta al cervello. Non poteva più sopportare una parola. Si alzò composta trattenendo ogni cosa dentro, chiese permesso come le era stato insegnato e uscì in giardino. Appena mise la faccia nell'aria serrò i pugni e corse al lago più forte che poteva. Due minuti dopo era nell'acqua, ma non con un balzo. Le avevano detto che bisognava avere rispetto delle superfici quiete. Si tolse le scarpe, le sotterrò vicine, e s'immerse piano, bagnando l'orlo del vestito un centimetro alla volta, fino alle spalle, fino al collo. Poi il mento, un respiro, e la bocca, poi il naso. Tenne gli occhi spalancati sul pelo dell'acqua per abbracciare tutta la trasparenza intorno. Li chiuse. voleva solo ascoltare il silenzio e l'incanto dell'acqua. Dopo un po' piantò i piedi nel fondo e rimase così.
Interpretando...
RispondiEliminaLa numero 10 è una donna giovane e allegra. Piena di entusiasmo e di progetti. Vitale e felice.
Marzia
Ma è una lettura ironica, Marzia?
EliminaMi era sfuggita la domanda. Scusa. Comunque la risposta è no, non ero ironica. Ma non colgo la contraddizione: l'allegria è una forma di isterismo, al pari della depressione e della paura.
EliminaL'isterismo in forma acuta può portare a provare tutto quasi contemporaneamente.
Purtroppo prima o poi nella vita ci cadiamo tutti, e le donne spesso se ne fanno una colpa. Ma poi passa e da allegre, torniamo ad essere felici.
Stadi d'ombra sopra la luce dominante.
EliminaNon male.
(Ma prima o poi vi darò le mie soluzioni a questo giochetto)
il numero 10 mi tocca molto ma allo stesso tempo è forse il più difficile da definire, è sfuggente, come il vento... tutte noi siamo un pò così, forse.
RispondiEliminaquesto vento ci fa bene, in realtà.
pa
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n. 09
RispondiEliminail lieve personaggio di un romanzo indiano; immagino mani sottili ricoperte di ricami all'hennè, vesti fruscianti, silenzio, morbidezza, essenzialità.
pa
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Ci sei andata vicinissima Pa
Eliminacuriosissima
EliminaLi ho guardati velocemente, questi ritratti, e mi sono soffermata sulla foto n.8 pensando: "che carina".
RispondiEliminaPoi ho letto la descrizione, così, velocemente, senza approfondire e ho visto che parlava di libri. ok è la mia.
Cosa immagino?
Che la casa è piena di libri, sul pavimento, sui tavoli sopra e sotto le sedie.Ma fuori è spuntato il sole, è primavera. Che bello, l'aspettavo da tanto. Sai che faccio? Trascino il divano di fuori e poi mi sdraio lì in giardino. Se mi va leggerò, oppure prenderò il sole e basta.
Barbara
la n.8 una donna da amare. con i capelli rossi, una gonna ampia ma scarpe comode, un rossetto passato rapidamente, una sciarpona di lana, un passato voluminoso ed un futuro coloratissimo. illuminante.
RispondiEliminapa
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@ Barbara & @ Paola:
RispondiEliminaognuna di voi ha letto qualcosa di sé nell'immagine credo, in quel tessuto colorato e in qualche passaggio del testo. Ma il ritratto è in realtà di una situazione molto più cupa e di una donna forte ma appesantita dalle esperienze. Il passaggio chiave è: "Quello che il giorno portava fuori da quella soglia rattoppata non riuscivo neanche a dirlo, quello che portava la notte nella città opaca e tolta di speranza sarebbe stato meglio non saperlo."
Prima o poi vi do le soluzioni ma per il momento mi diverto ancora un po' con le vostre interessanti interpretazioni.
n.07
RispondiEliminaE fuori. E dentro.
topperblog
n.07
RispondiEliminaquesto è il ritratto di donna che sento più simile a me, fra tutti.
perchè mi sento i polsi freschi, perchè cammino tanto e porto con me sempre tante bozze di libri in divenire.
perchè sono curiosa, e piena di energia.
e spero di esserlo sempre.
pa
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He he he...
EliminaCon te non si tratta neanche più di coincidenze...
La foto è mia e anche il ritratto è molto simile a me.
caspita!
EliminaInterpretando...
RispondiEliminaLa numero 6 ha subito una violenza un paio di anni fa e sta cercando di dimenticare.
Marzia
la n.06 è una suora di clausura.
RispondiEliminapa
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Bravissima. Una suora di clausura tedesca per essere precisi.
Eliminapazzesco!
Eliminala n. 05 è la protagonista di un film horror coreano.
RispondiEliminagiovane, maledetta, un pò disturbata, fatale, pericolosa.
pa
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Anche qui ci sei andata molto vicina.
Eliminasempre più curiosa
EliminaInterpretando...
RispondiEliminaLa 4 sono io. Ho lavorato tutto il giorno e sono stanca. Mi rilasso prendendomi un po' di tempo per me, in mezzo alla gente: un aereo, un treno, la macchina... si torna a casa. A casa sarà tutto in silenzio (i bambini dormono già). Mi farò una camomilla per riposare bene e scacciare certi pensieri che non vorrei ma che sono tipici delle madri sole.
Marzia
Wow. Considerata la mia idea base di questo ritratto la tua interpretazione è interessante e terrificante allo stesso tempo!!!
EliminaPoi ti svelerò l'arcano.
n.04
RispondiEliminaessere determinate. essere anche un pò maschili, se serve.
come è difficile.
pa
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Interpretando...
RispondiEliminaLa numero 3 vincerà una gara importante.
Marzia
Marzia la tua visione positiva delle cose mi sorprende enormemente!
Eliminacon la n. 03 a me viene in mente il personaggio femminile di Revolutionary Road, del quale ho letto il libro e visto il film, e che mi si è impresso dolorosamente dentro.
RispondiEliminaA noi donne piace sentirci in colpa.
pa
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Sei davvero una persona molto acuta Paola. Non è lei nei ritratto ma l'atmosfera e le sensazioni possono avvicinarsi molto...
Eliminala n.02...L'incipit meraviglioso di qualcosa....un racconto,un romanzo..?Come fossi un bambino, la curiosità mi fa chiedere: " e poi ? continua a raccontare....."
RispondiEliminaClaudia
Claudia...sono ritratti o piccole storie a partire da un'immagine fotografica. Non hanno seguito, racchiudono un mondo e una suggestione nello spazio di poche righe... Credo siano la genesi di un progetto...
Eliminala n.02 mi fa pensare a come spesso la pazzia sia vicino a noi, sia accanto a noi e non ce ne accorgiamo, troppo presi dalla "normalità" delle nostre esistenze...
RispondiEliminapa
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Non ho pensato alla pazzia mentre scrivevo ma ad un'altra patologia, le tue letture mi fanno pensare che le suggestioni che ho provato scrivendo arrivino in qualche modo. Grazie Pa.
Eliminama certo che arrivano.
Eliminaallora, riguardo la n.01 prima di tutto mi viene in mente virginia woolf, e come potrebbe essere altrimenti? se penso ad una donna in particolare. in generale, mi viene in mente una donna educata, colta, sensibile, ma fragile, che cerca in tutti i modi di non farsi sopraffarre dagli eventi, e che però è attratta dall'abisso.
RispondiEliminapa
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Questi dieci ritratti sono il modo attraverso il quale Marta svela la sua indole nel calarsi nei personaggi per raccontarli, accenarli, per svelare pezzi di loro, senza scivolare in eccessi didascalici e lasciando che il lettore possa scoprire e trovare una propria chiave interpretativa temporanea...
RispondiEliminaE l'idea di incorniciare tutto con delle immagini accresce l'impatto evocativo.
Giorgia
In realtà le immagini sono il punto di partenza, queste donne nascono dalle immagini, le guardo, provo a sentirle e poi a calarle in una situazione che le ritragga.
EliminaMa le tue personali interpretazioni di ciascuna Georgette?
Ho sentito il freddo del ferro .. il dover essere e l'essere che si incrociano .. si scontrano .. si perdono.. molta solitudine nell'infinita ricerca di se .. molto bello GRAZIE ! Vitt
RispondiEliminaQuando leggi le cose sei proprio una che si mette in gioco tu, non ti preservi mai, ci entri completamente nel testo, lo scopro ogni volta... Grazie a te, Vitt.
EliminaLa n.8 -
RispondiEliminaTrovo il tempo in una serata fredda di scrivere qualche sensazione suscitata da questo pezzo. Questa è una donna che ha il peso della vita sulle sue spalle, che ha ricominciato tante volte in cui ogni esperienza vissuta è entrata in quella valigia oramai "attrezzata" per tutto. Si sente la fatica di questa vita in cui certe volte ti trovi di fronte a cose inaspettate, ma oramai anche queste per lei non sono novità. Nella valigia, nel bagaglio così pesante ci sono i libri, gli unici compagni rimasti e nei quali ritrova l'emozione di ciò che è stato. Nel libro di questa vita di donna trovo dolore, paura da non voler sapere cosa c'è fuori di se. L'essere oltre in realà è il sentirsi perso, sopravvivere e non vivere, non c'è più possibilità di redimerti da qualcosa che ti ha coinvolto in ogni singolo pezzo di te. Il torbido è qualcosa che non togli di dosso te lo porti dietro per tutta la vita, vorresti dimenticare, vorresti non riportare quelle immagini che ti tormentano e ne senti tutto il marcio. Vorrei darle una speranza a questa donna oltre alle parole di un libro, vorrei darle la speranza di chi ha ancora gli occhi per guardare e di chi ha ancora il cuore per leggere e il coraggio di sentirsi nel profondo.
Vitt
'Il torbido è qualcosa che non ti togli di dosso', hai colto perfettamente l'atmosfera Vitt.
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