mercoledì 2 maggio 2012

Giorni umorali, di pioggia, di sole e ancora pioggia, salite, discese, risalite.
Come andarsene sulle scale di Escher, in un moto perpetuo, senza arrivi.
Le gocce che bagnano l'asfalto e portano su l'odore umido di cieli sciolti, di parentesi temporanee, cadono nella testa, risuonano, battono un pulsare d'eco che è il tracciato del momento, è il cambio di ritmo, il pensiero sul futuro, il piccolo timore di snaturarsi, di perdere la strada dentro un viaggio di cui non si conosce la durata, con le strutture del paesaggio in trasformazione, in naturale decadenza anche - dopo tante innaturali perdite improvvise - che deve avere un messaggio, deve insegnare, deve mostrarmi qualcosa, altrimenti....


Tutto concorre a pressare i momenti più indefiniti, quando mi cerco e non mi trovo salda. Ma i punti fermi ci sono ancora, ci sono i fari nella nebbia, ci sono le roccaforti, e la solita utile opzione dei cambi di prospettiva per razionalizzare, per riallineare gli assi spostati.
E c'è il colore di qualche ora nell'aria, sulla moto, dentro i profumi di tigli e sambuchi per le colline, qualche sorriso condiviso nello spazio di un pasto semplice, nelle cose piccole che sento mie: l'unica possessione che abbia mai cercato.

2 commenti:

  1. Si sale e si scende fianco a fianco sulle scale escheriane.
    Ti stringo e lo sai.

    G.

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