martedì 18 giugno 2013

Scopro stadi di libertà. Col caldo mi succede a volte, mi alleggerisco, mi scurisco, acquisto sicurezza.
E' sempre una poetica delle piccole cose, sensazioni tra me e me, non lo so se si avverte anche all'esterno, ma concorre il non avere orari, l'essere autonomi, vedere le giornate lunghe davanti.
Torno a casa, metto le infradito, mi aggiro nelle mie azioni ripetute, ho nella testa qualche canzone mista ai nuovi progetti in galleria, al pensiero della pubblicazione del libro di racconti ormai finito che forse presenterò a settembre, all'idea delle letture che intendo riprendere cadendoci dentro, mangiando una pagina via l'altra; tengo tutte le finestre aperte, ascolto la natura fuori sempre tanto vivace,  faccio entrare il vento, faccio entrare la sera, cara più di qualunque altro momento...
Si sono aggirati emozioni e ricordi negli ultimi giorni. E sono rimaste tante eco. Amicizie lontane ritrovate senza che fosse passato un attimo, desideri realizzati con trepidazione ma che spingono alla riflessione, a fare il punto del mio qui e del mio ora con serietà serena ed un pizzico di saggezza; conversazioni piacevoli al mare, fluide, aperte, non stentate (me ne accorgo sempre di più, non è affatto scontato, molto spesso facciamo conversazioni di niente, con frasi standard e ripetitive, domande di cui non c'interessa la risposta e risposte a monosillabi...come mai non abbiamo voglia di parlare, chiedere, sapere, conoscere, dedicare tutta l'attenzione?); aperitivi attardati in spiaggia, senza regole, senza richiami, rilassati, contenti anche solo di guardare il mare....
L'estate è un viaggio, lo dico ogni anno, e questo è appena cominciato.


ph. Yvette Inufio

4 commenti:

  1. l'estate nelle città di mare è una lunghissima e ricca parentesti, qualcosa che fatico a comprendere e che invidio sempre e comunque. è dilatata, zeppa di opportunità e di colori, profumi.
    alla fine del liceo ho trascorso un'intera estate a citanò, e il ricordo di quei lunghi mesi davanti, colorati e fluidi, pigri, me lo porto ancora dentro. non mi è capitato mai più.

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    1. Anche io le vivevo così, ma non a Civitanova. E in fondo continuo a sentirle così intense ovunque. Credo sia un fattore interiore...

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  2. Mi serve sempre tornare a leggerti.
    G.

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    1. E a me che tu mi legga.
      (Presto avrai il plico che sai.)

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