giovedì 9 ottobre 2014

Ottobre. Autunno, ma ancora estate qualche giorno e anche un poco inverno qualche altro. Primi malanni, tanto lavoro da incastrare, una maggiore fantasia alimentare da trovare, stanchezze fisiologiche da gestire.
Mi sta piacendo questo ottobre. Perché ci sono energie in circolo, le giornate sono piene e sezionate, la mia mente è continuamente sollecitata su più fronti e ancora una volta scopro che più si ha da fare più si trova tempo per fare, che il tempo impiegato regala altro tempo e di momenti nell'arco di 24 ore ce ne sono tanti.
Tempo per lo studio, tempo per l'ideazione, tempo per la scrittura. 
I progetti di mostre d'arte e testi di presentazione si stanno sommando e sovrapponendo ad una rassegna di fotografia che ha preso pieghe interessanti, qualità degli incontri, il pungolo di interviste e situazioni nuove.
Ho quindi bisogno di trovare concentrazioni differenti, di saper passare dalla scultura in plexiglas anni '80, ai concettualismi sessantottini, dal fotogiornalismo di propaganda anni '30 alla pittura contemporanea giapponese e del Novecento italiano, e la mente mi asseconda, non si confonde, ragiona bene e trae linfa, si edifica mentre lavora.
E poi si scarica e si rilassa con la musica ad alto volume, mentre cucino pietanze nuove in varietà di verdure saltate coi semi di sesamo e quiche colorate e formaggi grigliati con pinoli e uvette e carni saporite, e mi stupisco sempre di quanto io abbia bisogno di stimoli in ogni cosa, stimoli che trovo anche da sola ma che devo sempre cercare.
Adoro i periodi intensi, quando non c'è spazio per la pigrizia sonnolenta, per le ore indolenti. Anche perché regalano più intensità ai momenti ritagliati, più capacità di attenzione anche se già l'intera giornata ne richiede grandi porzioni, e rimane sempre la voglia di fare ciò che resta indietro, come quando si legge un romanzo a puntate e quando ci si ferma resta la curiosità che incalza e spinge fino al giorno dopo e a quello dopo ancora. 
E allora c'è spazio anche per le foto, per i film, per la lettura che si aggiunge ai saggi e ai cataloghi da consultare, per le esperienze condivise e le conversazioni, per quel minuto di silenzio che ti prende tutta mentre annusi l'aria e lasci andare lo sguardo nella campagna, per quel pensiero che ti tieni stretto e che ti dice che sei così e che tutto potrà cambiare ma in fondo niente cambierà davvero, migliorerà soltanto, crescerà e si diramerà come le radici dentro e fuori dalla terra, per scrivere due righe come qui adesso, per leggerezza, per fissare uno dei momenti, uno dei mesi di passaggio, con alcune parole.


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