Primavera. Sole, caldo, profumi. Classica eppure sembra sempre inedita quando arriva, si fa aspettare e poi apprezzare. E' furba, bella, fiorita. Una fuoriclasse.
Questa primavera è impegnativa. Tanto da fare e da pensare e da incastrare e da lasciare indietro inevitabilmente, a volte irrimediabilmente. Tanto tempo e spazio da trovare per ogni frammento di necessità o di volontà. Anche per la riflessione, che ramifica e ramifica fino ad un intreccio inestricabile.
Fra le altre cose ora rifletto sulla mia scrittura. Mi sono imbattuta in vecchi diari, vecchi pagine di una me adolescenziale e le ho trovate fluide, pregne, gonfie di un'energia ancora tutta da disperdere, varie, intense nei fraseggi e nel vocabolario, ricche d'immagini e tutto mi è sembrato così fresco e gravido che non me ne potevo separare e mi sono chiesta dove è approdata la mia scrittura, cosa ha guadagnato e cosa ha perso, e se davvero ora scrivo come voglio scrivere.
La mia prosa è musicale, scorre, è corretta, a volte insolente. Ma non sono sicura di osare quanto potrei, non sono sicura di essere originale quanto vorrei.
Credo di essere in un momento di transizione. Sono in fase di ricerca, sono in attesa, aspetto che si schiariscano la mente e la vista, accumulo appunti, post it, pagine scritte e sovrascritte in quaderni a spirale che mi porto nella borsa pur sapendo che non avrò un'ora da dedicargli e tuttavia pensandoli tutto il tempo, sono in apnea eppure so che con qualche branchia sto respirando linfa e ispirazioni di forma e contenuto; ogni tanto provo la penna, ogni tanto la tastiera di un pc che mi sta abbandonando. Anche il sottofondo chiede un rinnovamento, devo trovare nuova musica, nuovi album da scoprire mentre scrivo, come con Riot Act dei Pearl Jam e La torre dipinta, come con The beekeeper di Tori Amos e Altrove (ancora inedito e da rimaneggiare), come con Out of season di Beth Gibbons e Bring me the workhorse di My brightest diamond e Il drago e la libellula...
Ma devo temporeggiare ancora, o trovare nuovi modi e nuovi equilibri in cui far fiorire una scrittura bella, furba, che si fa aspettare e poi apprezzare. Una scrittura fuoriclasse.
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