martedì 20 settembre 2016


ph. Joan Colom - La Barcellona nascosta 

Solitamente me ne andavo per la mia strada. Ma tanta bellezza... Quella pelle odorosa, giovane, quelle caviglie nodose che così poco avevano mosso, quei piedi nudi che così poco avevano calpestato...
Si era fermato il tempo. Non so quanto rimasi nascosto, all'oscuro delle loro risate fresche. Mi girai spalle al muro e, ad occhi chiusi, persi la strada nelle frasi di ragazza, nei toni spontanei che salivano eccitati e poi planavano in dolcezze sconosciute all'uomo, nel frusciare delle gonne in quei tessuti stampati forse di moda, non lo sapevo io, colto di sorpresa in un momento di un giorno qualunque da un frammento di vita altrui in cui mi ero incautamente insinuato, muto, senza fiato, senza potervi opporre resistenza. 
Quanto c'era da scoprire nell'animo, nel silenzio profondo di un uomo che era come in attesa di un risveglio? Me ne accorsi solo in quell'istante di azione involontaria, attirato dall'energia giovanile, dalla forza del gruppo, da quella leggerezza femminile straordinaria che mi aveva catturato e stordito, rivelando un bisogno, una voglia di attenzione mai avvertita prima e, insieme, una solitudine infinita e dilagante che non mi permetteva di muovere un passo: quello era adesso il mio intero universo, niente aveva senso via da quel posto, da quell'attimo, da quella vicinanza briosa prossima a scomporsi e ad uccidermi, ma non ancora. Non ancora.

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