lunedì 21 novembre 2011

l'altro Altrove_15

lunedì, 08 novembre 2010

Presenza e distanza. La prima in forma di pensiero e concentrazione, l'altra in termini di chilometri.
Non viene sempre semplice sentirsi in sintonia ma evidentemente questa dev'esserci, insieme a grosse dosi di lealtà, rispetto e voglia di condivisione, se si resta un pomeriggio incollati a tutti i media a disposizione per seguire un evento che si svolge dall'altra parte del mondo, sei ore indietro, passo dopo passo incollati alla corsa di cinque amici in gara a New York.
Noi qui, loro lì. E le fatiche che là di nuovo affrontavano, qualcuno qui le rievocava sulla pelle,  fremendo per la stasi a cui ti costringe un monitor,  ipotizzando passaggi, calcolando tempi, forse calendarizzando già nuove sfide....che i maratoneti vogliono stare sulla strada a sgomitare, con un sorriso sulla faccia che è metà lampo di competizione metà fatica, non seduti a guardarsi le gare in tv.
Partecipazione. Tanta. Bella.
E ricordi a mucchi e buona dolce nostalgia dello stare altrove, dove tutto è largo, alto e lontano. 

giovedì, 04 novembre 2010
E di colpo l'inverno.
La pioggia, l'ora legale, i primi raffreddori, i tessuti più pesanti.
Giorni laboriosi. Con la testa in un progetto articolato, sempre sul filo della ricerca, ad approcciare mondi e discipline con cui non pensavo d'interagire, a ritrovare la mia consuetudine elastica e la capacità - che credevo persa - di penetrare rapidamente nuovi universi culturali. Giorni serrati. Con le mani occupate, inseguendo un'idea condivisa che spero crei luce e calore per il futuro, qualcosa che al momento si avvicina al concetto caro d'interazione, dà spinta e conforto, riserva potenzialità.

Mi osservo attraversare porzioni di tempo, spingermi avanti sempre con la sete di essere logica nei miei passi, coerente nelle mie scelte. Certi giorni mi trovo cresciuta, si è fatto avanti un po' di spessore sulla corazza, equilibrio nelle reazioni, risolutezza nel frasario. Certi altri predomina il fastidio per tutto ciò che potrei essere e invece non sono, per i lati ambigui, per i rischi di ogni precarietà. Ma le componenti sono tante e ho modo di sentirmi salda e ragionare bene - spesso spalleggiata e quindi grata  - , questo periodo dell'anno che risale il calendario mi concilia, è il momento della terra e s'aggirano suoni, colori ed atmosfere nelle quali mi cerco e mi trovo, come quando si fa sera e si accendono i lampioni sulla strada.

mercoledì, 06 ottobre 2010


this saturday...A SATURDAY IN...
venerdì, 17 settembre 2010



ALFONSINA CICULI
di Marta Silenzi

Rrose Selavy Magazine n. 19 (settembre 2010)

mercoledì, 15 settembre 2010

L'estate. È trascorsa in fondo piana l’estate, con un luglio effervescente ed un agosto più calmo di quanto ci si potesse aspettare.

È trascorsa tra la disciplina delle camminate mattutine e l’altalena esasperante di una temperatura inquieta ed indecisa, tra gli articoli da scrivere e le letture al mare da masticare svagati e senza scopi, senza rotte particolari, quasi in attesa della ripresa settembrina.


Due mesi d’arte, manifatture, ricerche ed incontri; molte cene, a confronto diretto con commensali dei più diversi status e personalità, ad osservare vite e reazioni, ad osservarmi e definirmi ogni volta, presa nella molla di un periodo in cui andavo cercandomi più del solito.



Mostre d’ombra e illustrazione, l’aria calda e frizzante del Caterraduno a Senigallia, la parentesi vicentina, i libri di Filippo Timi, il consueto ferragosto in moto, altrove, la vittoria del Palio di San Giovanni, i magnifici tremendi 40 nodi dell’ultimo week end di agosto a spazzare via l’estate confusa e incostante, ed il ritorno ad una quotidianità più dolce, che sembra aver rigenerato vigore e resistenza.

Siamo rimasti qui, ma è stato come un viaggio.
giovedì, 29 luglio 2010

"...era seduta per terra, accanto a una seggiola. Questo è sempre un brutto segno. E' una china pericolosa, ed è sempre meglio sedersi sulle seggiole, mangiare quando si ha fame, dormire, alzarsi e lavorare. Ma ci siamo passati tutti. Le sedie sono per le persone, e a volte non sappiamo se anche noi facciamo parte della categoria."

da Era Romantico
Tu Più Di Chiunque Altro
Miranda July
lunedì, 26 luglio 2010




Some PEOPLE
immagini Giorgia Berardinelli
versi Marta Silenzi
Rrose Selavy Magazine n.15
(luglio 2010)
lunedì, 26 luglio 2010

25 luglio 2010 - Galleria Centofiorni

Personale pittorica di Ruggero Savinio. Ed io a metà tra l'intervento in catalogo e la collaborazione con la Galleria. A metà tra l'osservatrice e la coprotagonista, perchè ero lì per la mostra ma anche per il mio scritto sull'artista, ero lì per conoscerlo e lasciarmi trasferire nelle mani e nella voce le sue illustri radici e per farmi conoscere e trasmettere i troppi mondi che mi abitano... Le opere hanno preso il sopravvento su tutto. Quei fondi scuri, quelle tele preparate, quella materia densa e accesa sui velluti. Ho stretto molte mani e in molti hanno chiesto la mia opinione, che è sgorgata fuori semplice e sentita come sempre, non per imporsi ma per darsi, serena della sua soggettività, fatta di pensiero, vista e sentimento, in accoglienza delle espressioni altrui, in attesa di scambi che sono arrivati generosi. Credo che i lavori di Ruggero Savinio creino bene questo clima morbido, le figurazioni e i bagliori tremuli degli sfondi emanano atmosfere piane, panismi confortevoli che sanno attirare e farsi apprezzare senza aggressioni. E poi quei grandi disegni allestiti oltre l'arco della galleria, a risvegliare l'interesse, a richiamare altre attenzioni. C'era vivacità, c'era un rilassato respiro intellettuale sparso tra la gente, voglia di fare tra i giorvani artisti, voglia di ricordare tra i fruitori abituali. Stringere la mano di Savinio presentata per il mio piccolo scritto e sentirmi dire che il mio buon estro si leggeva sul mio viso è stata un'epifania, come un tintinnio sonoro nella serata vestita di una luna grossa giallo-argentea sui vigneti appena sotto la città alta, dove il tutto si è concluso nella bellezza del paesaggio e nella dolce quiete delle conversazioni stemperate dal cibo e dal vino.




giovedì, 22 luglio 2010







Voglia di freschezza,


gusto,


linee essenziali,


St. Vincent allo stereo,


forse un po' di giapponismo,


leggerezza


e un buon design....

lunedì, 19 luglio 2010

Luglio caldo come diversi anni fa. Luglio come quando studiavo per l’esame di geografia all’università col ventilatore puntato addosso. Luglio che non ci si riusciva.
Questa volta spinge su gli animi peggio di allora, monta il nervosismo. Mi guardo e mi vedo preda d’irritazioni come non voglio, il mio solito buon senso si va mischiando troppo di cinismo, tendo a cristallizzare le posizioni e a farmi granitica per schermare le invasioni, per difendere il territorio.
Anelo ad una maggiore morbidezza, a quel sorriso gentile che si dà senza trincerarsi, senza pensare a proteggersi.
L’alta pressione muove i discorsi ma non gli ascolti, ci si racconta come a darsi sempre una definizione, come a plasmare senza fine la propria immagine così che la si veda e la si comprenda; finisce che tutti vogliono parlare e le parole prendono vento e dispersione.
Mi viene una gran voglia di silenzio.
Che è recupero, ritrovamento, riscatto.


martedì, 13 luglio 2010




Tranquillità.
E rispetto, tatto, attenzione, cura.









  • domenica, 11 luglio 2010

    Voglia di perdermi dentro librerie aperte tutta la notte...

    venerdì, 09 luglio 2010

    Circolano pensieri strani che sono in disaccordo con la temperatura. Luglio è un mese di bellezza, le giornate sono lunghe, assolate, la sera scende piano sulla pelle e ti lascia il conforto del tempo lento, delle passeggiate notturne a conversare e mangiare gelato al limone e zenzero...eppure sembrano concentrarsi troppe partenze, si affrettano ad andarsene lasciandoci un senso di vacuità metafisica cui non sappiamo mai rispondere col giusto atteggiamento: evitiamo, scansiamo, non troviamo le parole, ciondoliamo intorno all'argomento cercando di non dare disturbo ma solo presenza, abbozziamo distrazioni, soffriamo... E intando se ne vanno. Incidenti, tumori, vecchiaia, malattie improvvise e fulminanti. E tu passi con questo fardello tra le mani e vedi due bimbe che provano a conoscersi, una di fronte all'altra, minuscole, abbronzate, si chiedono tu come ti chiami? con quella voce che non ha ancora schermi e vedi che è la vita, una stazione di arrivi e partenze senza un quadro fisso degli orari. A volte si deve prendere un treno. Come Lorenzo in questo nove luglio di diciassette anni fa.
    martedì, 22 giugno 2010


    Monumento a Dorando Pietri

    Correre. Correrci sopra. Scaricare, sfogarsi, sciogliersi, allenarsi. Spronarsi, condividere. Un mondo intero. Che ti nutre di endorfine e ti spinge in avanti, contro ed oltre una progressione di obiettivi. Le distanze si allungano, i limiti si perdono, si scavalcano, si disconoscono. I motti cambiano, i mantra si trasformano. Ed il confronto, che nell’intimo e nella contingenza della sofferenza fisica è con se stessi, diventa qualcosa di comune: ci stai se ci stanno gli altri, lo fai se lo fanno tutti. Non sempre, ma spesso è così.
    E quella che si crea è un’appartenenza.
    La società diventa una confraternita, gli atleti confratelli. Userei la parola compagni se il termine non evocasse sempre la parte più superficiale della propaganda comunista. Ma di fatto lo si é, compagni che condividono intenti programmatici, strumenti e conoscenze, compagni di viaggio, come lo erano quelli del Pellegrinaggio in Oriente di Herman Hesse, solo che la materia non è politica, non è filosofica, non è ascetica, sebbene una certa ascesi verrà inevitabilmente fuori quando i traguardi diventeranno estremi.
    Quanto profondo è l’attaccamento all’uomo che comprende il tuo bisogno di sforzo fisico, la tua sofferenza ed il tuo impegno finalizzati all’agonismo, alla competizione?
    Quanto entusiasmante è il divertimento provocato dal cameratismo, dalla comunione di esperienze? E dove ti porta?
    Sto qui ed osservo evoluzioni e mutamenti.
    mercoledì, 16 giugno 2010



    Ritmi da estate senza che la testa sia libera allo stesso modo. Vorrei tornare al giorno del trenta all’esame di museologia. Era luglio e faceva un caldo terribile. Lo studio era stato impegnativo, la prova molto temuta ma alla fine era andata bene. La sensazione che ho provato la mattina dopo in spiaggia, a leggere un articolo su Signac di quel numero di Art e Dossier, contenta di me e di quel meritato momento di mare è ciò a cui vorrei ritornare. A quella pelle che scottava, a quella giornata da strutturare, alla doccia della sera e alla grigliata di verdure per la cena, all’aperto. Dopo un paio di giorni era poi arrivata la proposta per il viaggio in Sardegna: dieci giorni di autonomia, acqua salata, sole e vento potenziati, pasti su un terrazzo che dava sul mare, frutta comprata al mercato, librerie all’aperto la sera, porti e moli lungo tutta la costa smeralda…
    Altri tempi, altrove.
    martedì, 08 giugno 2010

    "...Ma non è invece giusto il contrario, che un avvenimento è tanto più significativo e privilegiato quanti più casi fortuiti intervengono a determinarlo? Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto. Soltanto il caso ci parla. Cerchiamo di leggervi dentro come gli zingari leggono le immagini formate dai fondi del caffè in una tazzina..."
    Milan Kundera
    da L'insostenibile leggerezza dell'essere
    venerdì, 04 giugno 2010

    Un altro viaggio (del corpo e della mente) è arrivato, trascorso e scivolato via. Il quarto in quei luoghi dove tutto si azzera e torna a origini più genuine, abitudini più sane, bellezze incontaminate.
    Il gruppo cambia, si trasforma, è un movimento di caratteri e vissuti che si uniscono acondividere qualche giorno altrove, in una cornice dove non c’è stasi: le ore sono attive perché l’aria spinge e pungola e ti mette voglia di fare, e il cielo viaggia veloce, ti porta stadi assolati che bruciano e poi subito la pioggia; sali a tremila metri e trovi la neve dei ghiacciai e un freddo gelido a –5°C; scendi di nuovo e il vento del Südtirol t’invade di profumo di lillà…
    C’è spazio per ogni cosa, laghi e strade verso l’Austria, il solito negozio di mieli e marmellate, vestiari in gore-tex ed equipaggiamenti da trekking, grappe al ginepro e al mirtillo la sera, piste ciclabili, treni colorati...

    E poi c’è il consueto viaggio nel viaggio. L’espediente, l’occasione, la scusa.
    Ci sono i 30 Km della Cortina-Dobbiaco, che ogni volta mi forniscono runners-compagni di viaggio pronti a insegnarmi la buona tensione, il divertimento, il cameratismo, l’impegno psico-fisico, la concentrazione, la resistenza, la soddisfazione e l’energia. E io li osservo, li fotografo, li spio e bevo un mantra buono anche per altri contesti, per le esperienze della vita che hanno bisogno di tenacia, in vista di traguardi da raggiungere anche se piove forte, anche se il suolo scivola, anche se ne hai paura.
    X

    Ci sono stati tetti, guglie e punte alpine; guerrieri e spiriti delle valli che, nei loro corpi di legno, proteggevano e indicavano la via. Ci sono stati percorsi nella neve e tra i ghiacci per arrivare a vivere le vastità dentro le quali perdersi completamente, trovarsi umani, piccoli, minime parti di un infinito atavico stratificato, in parte eroso, massiccio ma mai immobile, come ogni cosa sulla terra.
    Ci sono stati pranzi svelti all’aria aperta, profumo di tigli e sorsi d’acqua purissima; cene tranquille e scherzose come a casa propria, come avvolti di magia; momenti di passaggio in grado di serbare morbide epifanie piene di calore, ed un’ultima serata silenziosa ad ascoltare grilli, giocare a carte e sentirsi parte di qualcosa d’importante…..


    E durante il ritorno, dopo tanta pioggia, il regalo di un arcobaleno.


    giovedì, 20 maggio 2010



    Luce del mattino, tempo per pensare
    e trasparenze che troveranno il loro modo di farsi solide.
    martedì, 11 maggio 2010

    Sera che scende, pioggia che torna. Ed io che mi rimetto qui ad ascoltare l'ora più bella posarsi sulla strada, sul fruscio delle macchine, diventare quiete del ritorno a casa, con la giornata alle spalle ed il conforto del pensiero della cena, di una dolce indolenza che sa di piena concessione, senza colpe, senza nervosismi. Non ci sono rondini stasera, qualche gabbiano in lontananza, più verso il mare, ed il profumo intenso di questo mazzo di fiori nuovi che dicono maggio, anche se non sembra...
    lunedì, 10 maggio 2010


    Ti svegli un lunedì mattina di maggio e tutto si tinge di colori pastello che ti regalano un giorno speciale. Grazie ad ognuno di voi...






    lunedì, 03 maggio 2010


    A volte sei sopra un tetto, seduto a respirare il vento, e a scrutare (attivamente) l'orizzonte tutto intorno, per individuare la traiettoria, nel momento esatto che da trasparente si fa rossa, giusto in tempo per leggerci scritto sopra il tuo nome. Il cartello è sempre multidirezionale, e sai che su quel tetto ci tornerai, ché niente è definitivo per quel che puoi dirne oggi, ma va bene così perchè ti rinnova: consuma le scorte, pulisce il fondo e poi ti dà nuova linfa, energie dove credevi non ci fossero, profili più veri, parole più fresche, possibilità infinite. L'unico problema è che lassù spesso c'è foschia e allora diventa difficile guardare, vedere, capire i tempi dell'attesa. E' sempre così, l'eterna ricerca di un giusto equilibrio tra il pensiero e l'azione, tra l'esterno e te, nell'esteso panorama in cui l'unica costante è il cambiamento, l'alternanza, la temporaneità.
    giovedì, 22 aprile 2010

    Comunque auguri. Angelo azzurro che te ne stai oltre le dimensioni.       E che ci guardi.

    mercoledì, 21 aprile 2010



    Prepararsi. Questi sono i momenti della formazione in vista di un nuovo obiettivo. Interessante, importante dato che si tratta di Ruggero Savinio, dato che si tratta di seguire una mostra su di lui.
    Il figlio del mio amato Alberto Savinio, e quindi il nipote di Giorgio de Chirico.
    Ed io devo entrare nel suo mondo prima di aiutare a preparare una vetrina per le sue opere, un mondo fatto di equilibri sottili, domestici intimi sofismi, percorsi di approssimazione tra il materico e il formale nel cui limbo sta l’immagine, sta la pittura, fatta di motivi cari, di varchi aperti sull’eco metafisica delle origini, sulle ombre scure che sono tutto.
    Prepararsi e nel mentre ricostruirsi, ricostruire. Come ad ogni situazione di passaggio, come ad ogni cambio del vento cui siamo soggetti indipendentemente dalla volontà.
    Ed il cambiamento spinge il pensiero. Spinge, pungola e non molla. Apre le possibilità. Lascia giusto qualche attimo per temporeggiare e raccogliere le idee prima di buttarti fuori dalla poltrona con la calce in una mano ed il mattone nell’altra.
    martedì, 20 aprile 2010
    È ora di scendere sulla terra, sebbene l’aereo sia atterrato quasi una settimana fa, è ora di ridimensionare gli orizzonti, di tornare a concentrazioni quotidiane, a meno facili accumuli di stimoli ma comunque ad incessanti ricerche a necessario indispensabile alimento della stessa energia.


    Si inizia a metabolizzare il viaggio, si disperde l’atmosfera respirata e si trova al suo posto il ricordo, supportato dalle foto che incoraggia le riflessioni assieme alla nostalgia.
    C’è un’esperienza in più sulle spalle, un’esperienza aggregativa, un vissuto di gruppo che ha lasciato spazi spontanei anche a situazioni individuali, fuori dalle costrizioni, secondo movimenti semplici che rendono benessere lo stare insieme.
    C’è un imparare continuo, un sommare conoscenza a condivisione, un vivere le cose sulla pelle anche quando sono gli altri a farle e tu sei lì per loro e con loro, e la città è soltanto un espediente, soltanto un contesto.

    Questa volta era Parigi.
    Elegante ed uniforme nei suoi vasti boulevards e nei suoi vicoli caratteristici, nei suoi tetti scuri e nei suoi larghi palazzi grigi decorati ad inferriate e gargolle; Parigi storica e solenne nelle piazze commemorative e nelle cattedrali, naif tra Pigalle e Montmartre, imponente tra la Senna ed il Louvre; Parigi floreale sugli Champs Elysees a perdita d’occhio fino all’Arc de Triomph. Parigi sotterranea e colorata sulle mappe della Metropolitain, liberty nelle sue uscite verdi, gotica a Pere Lachaise dove ho lasciato il mio ricordo più sentito.
    Parigi inflazionata sulla Tour Eiffel e poetica tra le sedie verdine dei Jardin du Luxembourg.

    E poi la Parigi della Marathon, invasa nelle strade, seguita nelle tappe, applaudita, battuta, gridata tra Place de la Bastille, Notre Dame e Avenue Foch, dove oltre il traguardo è arrivato di nuovo quel primo sguardo dopo l’impresa, quello carico di tutta la strada fatta, tutti i 42 km e 195 m, tutta la sofferenza spesa, tutto l’impegno messo, quello che dice più di quanto sanno le parole, quello che dà un significato ad ogni cosa, anche a te, che sei lì dall’altra parte della rete e che non hai senso altrove.


    giovedì, 15 aprile 2010

    à rebours....


    giovedì, 08 aprile 2010
    Un anno. Ed un pensiero viene a te...che sapevi riservarmi sorrisi come nessun altro, sorrisi tutti miei anche quando non era giusto. Ciao Nonna. Ciao.

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