Quando è da tanto nel cantiere. Quando ci vuole una giornata perfettamente funzionante per sistemare idealmente qualcos'altro che non ha funzionato. Quando si gira mezza città e tutto s'incastra senza fretta e senza stanchezza. Quando riesci a visitare tre mostre una di seguito all'altra e ci esce pure un pranzo in libreria, leggero e ulteriormente distensivo. Quando Piet Mondrian ti appare quasi come un profeta. Quando la voglia di comprare cataloghi supera quella di portarne il peso (ma ti freni perchè non sai più dove metterli). Quando gli acquarelli di Georgia O'Keeffe ti stupiscono al punto di dimenticare lo scempio dell'allestimento. Quando il confronto con amici esperti d'arte migliora la tua visita e rende più piacevole il percorso. Quando Richard Meier ti stupisce ancora con tutto quel biancore e quella trasparenza purissima. Quando si fa sera e tu passeggi lungo le vie romane con Audrey Hepburn sperando di avere un terzo della sua eleganza. Quando in chiusura scopri angoli caratteristici di una città infinita. Quando il legame con la tua compagna di viaggio è tale che ci si sente sempre confortate e le parole non si esauriscono mai.
" Lei in quell'ora era la volontà in persona.
Naturale che sia un vocabolo femminile, come acqua, aria,
giustizia e che sia il sangue a essere maschile."
da I pesci non chiudono gli occhiNaturale che sia un vocabolo femminile, come acqua, aria,
giustizia e che sia il sangue a essere maschile."
Erri De Luca
Sulla scorsa domenica...
Immaginari rivisitati. Pitture-fantasma. Il bianco per cogliere l'invisibile. Il segno per lasciare una traccia, vulnerabile, libera, liberatoria...
Mario Raciti.
Un'altra esperienza sulle mie spalle piccole. Un'altro confronto diretto. Ancora una volta seduta tra le opere - evanescenti, bellissime, inafferrabili sotto quella tavolozza verde mare - ed una maciata di uditori generosi ed attenti che si lasciava condurre e poi tornava a chiedere di quella pennellata, di quella scelta cromatica, dell'intenzione dell'artista e del peso del critico, stimolata a un dibattito, disposta a prendere in considerazione, incuriosita dai riferimenti, dagli accenni, dalle possibilità, chiamata direttamente in causa di fronte all'opera nella quale scopriva di potersi cercare e trovare, con le sue emozioni, con le sue memorie, con tutti i suoi sè.
Ed ogni volta è sorprendente vedere le potenzialità dell'arte contemporanea, vedere l'effetto che fa non avere diaframmi, togliere di mezzo appigli cui aggrapparsi e trovarsi nudi di fronte a superfici che sono tutto, che possono essere qualsiasi cosa. Non è da tutti accettare questo confronto, le iconografie riconoscibili sono un conforto, ma a noi piace andare a sondare un po' d'ignoto, provare a scopire uno spirito di passaggio, e per me è sempre molto interessante avere il privilegio di farmi tramite, tracciare una scia, lanciare un suggerimento e vedere chi lo accoglie e come lo fa suo, scoprendo mondi di cui non conosceva l'esistenza. "Campi di possibilità".
(E un sonoro grazie a chi aggiunge valore ai miei momenti con la sua sola, significativa presenza.)
Immaginari rivisitati. Pitture-fantasma. Il bianco per cogliere l'invisibile. Il segno per lasciare una traccia, vulnerabile, libera, liberatoria...
Mario Raciti.
Un'altra esperienza sulle mie spalle piccole. Un'altro confronto diretto. Ancora una volta seduta tra le opere - evanescenti, bellissime, inafferrabili sotto quella tavolozza verde mare - ed una maciata di uditori generosi ed attenti che si lasciava condurre e poi tornava a chiedere di quella pennellata, di quella scelta cromatica, dell'intenzione dell'artista e del peso del critico, stimolata a un dibattito, disposta a prendere in considerazione, incuriosita dai riferimenti, dagli accenni, dalle possibilità, chiamata direttamente in causa di fronte all'opera nella quale scopriva di potersi cercare e trovare, con le sue emozioni, con le sue memorie, con tutti i suoi sè.
Ed ogni volta è sorprendente vedere le potenzialità dell'arte contemporanea, vedere l'effetto che fa non avere diaframmi, togliere di mezzo appigli cui aggrapparsi e trovarsi nudi di fronte a superfici che sono tutto, che possono essere qualsiasi cosa. Non è da tutti accettare questo confronto, le iconografie riconoscibili sono un conforto, ma a noi piace andare a sondare un po' d'ignoto, provare a scopire uno spirito di passaggio, e per me è sempre molto interessante avere il privilegio di farmi tramite, tracciare una scia, lanciare un suggerimento e vedere chi lo accoglie e come lo fa suo, scoprendo mondi di cui non conosceva l'esistenza. "Campi di possibilità".
(E un sonoro grazie a chi aggiunge valore ai miei momenti con la sua sola, significativa presenza.)
Un saliscendi di temperature, un moto costante del cielo, preso dal vento e da nuvole in sciami due giorni fa, in contraltare al mare scuro e ondoso, tornato terso, lisciato d'azzurro oggi, come non riuscisse a scalzare l'estate, a creare distanza.
E tutto continua a scorrere.
Tentiamo strade, lottiamo con il giorno, vinciamo la resistenza di nuovi traguardi, costruiamo ipotesi dell'avvenire. La notte sorgono sogni che ci trasportano lontano, lungo binari inspigabili quanto tangibili sono le emozioni che rimangono in deposito, come ricordi di qualcosa che non esiste, come luoghi ameni dove i nostri passi non lasciano impronte.
Ci sono cose e momenti cui ci aggrappiamo, boe leggere ma salde sulle quali prendere un respiro, ristori che evochiamo lungo la corsa a ripristinare il coraggio oltre che l'energia, quando tutto il resto è una forma d'incognita che ci lascia un po' fragili e un po' raminghi.
A volte preferisco la nebbia a tutto questo sole.
E tutto continua a scorrere.
Tentiamo strade, lottiamo con il giorno, vinciamo la resistenza di nuovi traguardi, costruiamo ipotesi dell'avvenire. La notte sorgono sogni che ci trasportano lontano, lungo binari inspigabili quanto tangibili sono le emozioni che rimangono in deposito, come ricordi di qualcosa che non esiste, come luoghi ameni dove i nostri passi non lasciano impronte.
Ci sono cose e momenti cui ci aggrappiamo, boe leggere ma salde sulle quali prendere un respiro, ristori che evochiamo lungo la corsa a ripristinare il coraggio oltre che l'energia, quando tutto il resto è una forma d'incognita che ci lascia un po' fragili e un po' raminghi.
A volte preferisco la nebbia a tutto questo sole.
Due ottobre duemilaundici. Una prima volta.
La prima volta che siamo andati al mare a prenderci vento e sole quando di norma gli altri anni si stava in soprabito e ombrello sotto la pioggia.
Una sorpresa, un regalo, un grande senso di stupore per quelle ore quiete dietro una barca rossa a sentirci la pelle scottata dall'alto e arieggiata da nord.
La prima volta che siamo andati al mare a prenderci vento e sole quando di norma gli altri anni si stava in soprabito e ombrello sotto la pioggia.
Una sorpresa, un regalo, un grande senso di stupore per quelle ore quiete dietro una barca rossa a sentirci la pelle scottata dall'alto e arieggiata da nord.
La spiaggia sembra più gentile quando c'è poca gente, tutto è sospeso, avvolto nell'alone speciale di chi si affida alle temperature e non alle abitudini, di chi si lascia meravigliare da quanto avviene al di fuori della propria volontà e vuole starci in mezzo, persino coi piedi nell'acqua, per avere questo ricordo in più da sentirsi dentro e da raccontare...quell'anno che di ottobre eravamo in costume, al mare.
La sensazione era un po' quella dei primi caldi, dei fine aprile o maggio di qualche anno fa, trovare un riparo dal vento e stringersi addosso il calore fino a che il sole non cala, e a ottobre cala presto, guardi la giornata ancora con la percezione estiva della luce e poi senti l'orologio della torre suonare e non ti sembra possibile già quell'orizzonte.
La sensazione era un po' quella dei primi caldi, dei fine aprile o maggio di qualche anno fa, trovare un riparo dal vento e stringersi addosso il calore fino a che il sole non cala, e a ottobre cala presto, guardi la giornata ancora con la percezione estiva della luce e poi senti l'orologio della torre suonare e non ti sembra possibile già quell'orizzonte.
Riflettevo su questa piccola opportunità di uscire dai binari, dalle sovrastrutture della mente e pensavo a quanto sia liberatorio, lasciarsi portare e rigenerarsi, vedere che si è ancora capaci di sorridere per una cosa così semplice, che si è ancora capaci di accogliere e predisporsi, uscire dal consueto, concedersi questa dolcezza pacifica fuoristagione, lì, dietro una barca rossa con un libro, e sulla riva i gabbiani.
Fine settembre e abbiamo ancora il privilegio di stare scalzi nella sabbia, di rubare qualche ora di luce alla domenica ed appisolarci in odore di iodio, di stringerci con pochi amici sotto un porticato e due palme, per bere qualcosa in abiti leggeri e guardare il mare quieto, che non cede all'autunno e si trattiene ancora un po' d'estate dentro, lasciandoci in sospeso, straniati, sognanti...
Una coppia si stringe in un breve lento sulla riva, come un Vettriano a piedi nudi.
Mi sale su il ricordo di altre code al periodo estivo. Di malinconie adolescenziali per gli amici partiti, di incontri al solito posto con alcuni che ritardavano il rientro. Quei settembre erano più freddi, qualche serata già da golfino di lana, le temperature erano diverse, come erano diversi gli umori e la percezione del tempo.
Questo mese richiama l'immagine di un maglioncino a righe color sabbia, di un appartamento in affitto che in piena stagione era gonfio di voci, di un profumo che era il suo profumo e che è rimasto dentro alle memorie anche ora che lei non c'è più.
Altre indolenze, altre nostalgie...
Una coppia si stringe in un breve lento sulla riva, come un Vettriano a piedi nudi.
Mi sale su il ricordo di altre code al periodo estivo. Di malinconie adolescenziali per gli amici partiti, di incontri al solito posto con alcuni che ritardavano il rientro. Quei settembre erano più freddi, qualche serata già da golfino di lana, le temperature erano diverse, come erano diversi gli umori e la percezione del tempo.
Questo mese richiama l'immagine di un maglioncino a righe color sabbia, di un appartamento in affitto che in piena stagione era gonfio di voci, di un profumo che era il suo profumo e che è rimasto dentro alle memorie anche ora che lei non c'è più.
Altre indolenze, altre nostalgie...
In costruzione.
Questo siamo nell'arco di un settembre troppo in alto sul termometro e un po' lento al riavvio lavorativo.
Ma forse così dev'essere, per fare spazio alle priorità contingenti o magari perchè i tempi non sono ancora adeguatamente maturi. In fondo c'è sempre stata una spontanea collocazione di fondo nelle cose che mi sono accadute, ogni ambito che mi riguardi è come se avesse una tempistica interna che lo regola indipendentemente da me eppure a me strettamente relazionata, occupando o svuotando momenti con lungimiranza e quasi chiaroveggenza. Naturalmente lo metto a fuoco sempre a posteriori e parlo di coincidenze. Chissà...
Comunque la percezione del caldo e quella della luce in questo periodo creano inevitabili sfasamenti, il pianeta ci fa gli scherzi. E noi cerchiamo di adeguarci mentre progettiamo, ci spingiamo avanti dentro alle incognite, mettiamo in fila le cose e costruiamo. La nostra casa, la nostra strada, la nostra vita, noi stessi e quello che verrà.
Questo siamo nell'arco di un settembre troppo in alto sul termometro e un po' lento al riavvio lavorativo.
Ma forse così dev'essere, per fare spazio alle priorità contingenti o magari perchè i tempi non sono ancora adeguatamente maturi. In fondo c'è sempre stata una spontanea collocazione di fondo nelle cose che mi sono accadute, ogni ambito che mi riguardi è come se avesse una tempistica interna che lo regola indipendentemente da me eppure a me strettamente relazionata, occupando o svuotando momenti con lungimiranza e quasi chiaroveggenza. Naturalmente lo metto a fuoco sempre a posteriori e parlo di coincidenze. Chissà...
Comunque la percezione del caldo e quella della luce in questo periodo creano inevitabili sfasamenti, il pianeta ci fa gli scherzi. E noi cerchiamo di adeguarci mentre progettiamo, ci spingiamo avanti dentro alle incognite, mettiamo in fila le cose e costruiamo. La nostra casa, la nostra strada, la nostra vita, noi stessi e quello che verrà.
Alcuni giorni sono sottovoce, fai in modo di non dare disturbo, di non fare rumore perchè risuona già tanto intorno.
E risuona anche dentro di te, mentre cerchi un nuovo ritmo, un allineamento, una nuova partenza e vedi invece che ci sono possibili fermate e minacce impreviste, non per te ma dentro al tuo microcosmo, che solo fino a ieri era fatto di gabbiani sulla spiaggia, l'imbrunire, scampanellii...
Ti viene facile lasciare andare le immagini, accavallare i pensieri riguardo agli ultimi tempi... l'indipendenza, la giovinezza, la depressione senile, la solitudine, la paura del trapasso, la costanza, la felicità, la crescita, le realizzazioni, le scelte, la nostalgia, i ricordi mancati, le privazioni, le lesioni interne, gli affetti, il passato, le frasi non dette, le aspettative, le delusioni, gli incidenti, la voglia di un maggiore coinvolgimento, i cambiamenti...
Ed è un'onda leggera, una serpentina tra il sentirsi forte, il sentirsi in grado ed il sentirsi assente, passivo, osservatore, come se non si avessero frecce di esperienza al proprio arco e si fosse soli e immobili di fronte a tutto quello che può spaventare, di colpo vuoti e privati di tutta la conoscenza.
Subentra la ragione e l'intelletto a scuotere - lo scoglio di te stesso a cui ti sei sempre rivolto ed aggrappato - però rimane in fondo all'essere quel tremolio delle paure importanti, quello che ti fa chiedere senza la voce 'e se...'
Ma fuori soffia il vento e le giornate tornano a farsi più corte. Scende già la sera e si accendono le luci sulla strada
E risuona anche dentro di te, mentre cerchi un nuovo ritmo, un allineamento, una nuova partenza e vedi invece che ci sono possibili fermate e minacce impreviste, non per te ma dentro al tuo microcosmo, che solo fino a ieri era fatto di gabbiani sulla spiaggia, l'imbrunire, scampanellii...
Ti viene facile lasciare andare le immagini, accavallare i pensieri riguardo agli ultimi tempi... l'indipendenza, la giovinezza, la depressione senile, la solitudine, la paura del trapasso, la costanza, la felicità, la crescita, le realizzazioni, le scelte, la nostalgia, i ricordi mancati, le privazioni, le lesioni interne, gli affetti, il passato, le frasi non dette, le aspettative, le delusioni, gli incidenti, la voglia di un maggiore coinvolgimento, i cambiamenti...
Ed è un'onda leggera, una serpentina tra il sentirsi forte, il sentirsi in grado ed il sentirsi assente, passivo, osservatore, come se non si avessero frecce di esperienza al proprio arco e si fosse soli e immobili di fronte a tutto quello che può spaventare, di colpo vuoti e privati di tutta la conoscenza.
Subentra la ragione e l'intelletto a scuotere - lo scoglio di te stesso a cui ti sei sempre rivolto ed aggrappato - però rimane in fondo all'essere quel tremolio delle paure importanti, quello che ti fa chiedere senza la voce 'e se...'
Ma fuori soffia il vento e le giornate tornano a farsi più corte. Scende già la sera e si accendono le luci sulla strada
Settembre, arriva con un giovedì ma è come se fosse già arrivato all’inizio di questa settimana, con tutto che torna a prendersi i suoi spazi, con tutti che cercano di recuperare i ritmi e poi ci sono quelli come me che non hanno confini netti, che vivono le cose tutte insieme, il lavoro e la sensazione della vacanza, lo stare qui e l’essere altrove…forse per la fortuna di avere il mare a due passi e varie destinazioni dietro l’angolo. Un po’ come abitare ovunque ed abbracciare ogni luogo vicino...
Tuttavia l’estate rimane una dimensione circoscritta.
Di norma è una questione di temperature ma quest’anno il saliscendi del termometro ci ha depistato più di una volta e ha reso piuttosto dinamico questo viaggio stagionale.
Oggi ci sono impulsi, situazioni, stimoli ed impegni in odore settembrino anche se è caldo come avrebbe dovuto essere luglio. Ieri era quasi troppo freddo per starsene in spiaggia a leggere e guardare il mare.
Ma di cose ne abbiamo fatte. Non ci siamo lasciati fermare.
Tuttavia l’estate rimane una dimensione circoscritta.
Di norma è una questione di temperature ma quest’anno il saliscendi del termometro ci ha depistato più di una volta e ha reso piuttosto dinamico questo viaggio stagionale.
Oggi ci sono impulsi, situazioni, stimoli ed impegni in odore settembrino anche se è caldo come avrebbe dovuto essere luglio. Ieri era quasi troppo freddo per starsene in spiaggia a leggere e guardare il mare.
Ma di cose ne abbiamo fatte. Non ci siamo lasciati fermare.
Abbiamo transitato dentro l’impeto offerto di concerti italiani, impegnati, con le parole che andavano e spingevano più di quanto avessimo calcolato, con l’esplosione nelle vene de Il ballo di San Vito a Senigallia, al Caterraduno, o Male di miele urlata al vento di Piazza Leopardi a Recanati, con un’improbabile stasi del poeta nella folla ed una bandiera sulla torre tesa come fossero stati oltre quaranta nodi.
Benvegnù poi è stato una sorpresa. Forte, degna, viscerale, che ancora non ci molla.
Benvegnù poi è stato una sorpresa. Forte, degna, viscerale, che ancora non ci molla.
Abbiamo pasteggiato amabilmente a tante feste di paese tra le Marche e la Toscana, ritrovando due tra i migliori valori esistenti, semplicità e genuinità, del cibo come della gente, sapori dispersi in cambio di ciò che non ci rende mai soddisfatti. Continuo a sostenere tenacemente che dobbiamo fare almeno due passi indietro per farne uno in avanti.
Le cresce sul panaro di Castelplanio, le tagliatelle al farro, i dolcetti e il mistrà di Grottazzolina, i maccheroncini di Campofilone, i frascarelli e l’anice aromatizzato di Monsanpietro, le grigliate di Pitigliano, gli arrosticini di Morrovalle…
E abbiamo fatto cene con gli amici celebrando santi patroni e veglie di mezza estate anche se bardati come fosse autunno, dietro scenari di fuochi artificiali che al di là di tutto conservano sempre quel poco di magia.
Come ogni anno abbiamo visto spuntare fiori, gatti (senza perdere il vizio o l’occasione di acchiapparli tutti) e lune; abbiamo ciondolato allegri ai mercatini in cerca di libri rilegati in vecchie edizioni; abbiamo visto il mare prendersi tutto lo spazio sulle coste adriatiche e sostare invece maestoso e bollente sotto il peso dei naviganti di quelle tirreniche.
Abbiamo camminato come moderni situazionisti sulle sabbie, sui sassi, sugli asfalti, sopra le campagne brulle e i pavimenti antichi dei paesi, sulle strade e dentro ai borghi, lungo l’Argentario – con qualche momento anche di panico – e dentro le vie cave etrusche, costantemente spinti in avanti, sempre alla ricerca di qualcosa.
Come ogni anno abbiamo visto spuntare fiori, gatti (senza perdere il vizio o l’occasione di acchiapparli tutti) e lune; abbiamo ciondolato allegri ai mercatini in cerca di libri rilegati in vecchie edizioni; abbiamo visto il mare prendersi tutto lo spazio sulle coste adriatiche e sostare invece maestoso e bollente sotto il peso dei naviganti di quelle tirreniche.
Abbiamo camminato come moderni situazionisti sulle sabbie, sui sassi, sugli asfalti, sopra le campagne brulle e i pavimenti antichi dei paesi, sulle strade e dentro ai borghi, lungo l’Argentario – con qualche momento anche di panico – e dentro le vie cave etrusche, costantemente spinti in avanti, sempre alla ricerca di qualcosa.
Siamo rimasti in spiaggia con gli amici fino a tardi vedendo le giornate scolorire veloci, consapevoli che le più lunghe le avevamo perse nelle piogge e nel freddo d’inizio stagione. Abbiamo condiviso le letture, mangiando i libri uno via l’altro, affamati delle pagine e delle opinioni a confronto; abbiamo scorazzato con la moto a prenderci infinite successioni di profumi e di temperature; abbiamo conversato, ricordato, scattato foto a non finire.
E abbiamo visto mostre e ascoltato conferenze e stretto mani e venduto quadri; conosciuto persone sorprendenti per l’offerta inattesa della loro comunicatività in quel gioiello quotidiano della galleria in cima alla cittadella.
Ci siamo riposati poco.
Qualche volta ci siamo guardati negli occhi.
Abbiamo scritto.
E, in chiusura di tutto, abbiamo visto un altro, meraviglioso faro.
E abbiamo visto mostre e ascoltato conferenze e stretto mani e venduto quadri; conosciuto persone sorprendenti per l’offerta inattesa della loro comunicatività in quel gioiello quotidiano della galleria in cima alla cittadella.
Ci siamo riposati poco.
Qualche volta ci siamo guardati negli occhi.
Abbiamo scritto.
E, in chiusura di tutto, abbiamo visto un altro, meraviglioso faro.
giovedì, 25 agosto 2011
RECENSIONI:
rileggere e rileggere e rileggere...
di G.B.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=739
di G.B.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=739
se c'è poesia, è arte
di F.N.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=229
di F.N.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=229
non le solite lettere
di M.E.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=502
di M.E.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=502
time goes by
di P.G.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=430
due diversi concetti che insieme funzionano
di C.P.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=142
le parole
di V.P.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=169
di P.G.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=430
due diversi concetti che insieme funzionano
di C.P.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=142
le parole
di V.P.
http://ilmiolibro.kataweb.it/reader_dettaglio_recensione.asp?id_recensione=169
Caldo d'estate e un riempirsi dei vuoti che a volte eccede in sovraccarichi e a volte invece induce alla buona proliferazione, alla voglia di mettere le mani e farle lavorare, spingendo alla realizzazione in forme più o meno creative, suggerendo impulsi che arrivano assieme a colori, parole e colpi d'occhio, frutto di tutto il tuo vedere e assistere a, risultato forse anche di quell'ora autonoma, notturna, in giro per la cittadella a pescare le emozioni dietro le pareti, fuori dalle superfici vestite d'immagini intensissime, migliori delle solite parate scoppiettanti gravide solo dei nomi, tra gli impeccabili spasmi fisici giappo-svedesi dell'obiettivo di Bengt Wanselius e languidezze sacrali di sculture sepolcrali stese come lenzuola sui fili al sole dell'ennesima chiesa sconsacrata. Originale ed intimo. Vado cercando la forza che viene dall'evidenza, dalla purezza, ma non dalla didascalia. Vado respingendo sterilità istituzionali di dubbio effetto. Vado volgendomi al trasporto intellettivo-emozionale, all'apprendimento costante, a un'edificazione che possa anche essere moderna, come un setaccio di nuovi valori e di una nuova estetica.
E a cosa porta tutto questo mettere dentro? A quale parto?
E a cosa porta tutto questo mettere dentro? A quale parto?
choreography by Saburo Teshigawara, 2001
choreography by Saburo Teshigawara, 2009
Luglio bollente sulla pelle, di notte, quando un vento dolce ti balla dentro gli indumenti sulla moto e tu puoi startene ad annusare i profumi e le temperature, leggero, frusciando dove le strade sono più libere, dove non si ammassa la gente in cerca di tendenza, dove il fogliame a tratti rilascia una piacevole frescura e poi cede di nuovo il campo al caldo, che tu riempi di conversazioni semplici, a due, come in un angolo del mondo, pensando a quanto la senti speciale a volte la semplicità.
Diciotto anni...
Light trees - Grieg Fraser
There was a silver tree C'era un albero d'argento
Down by a river wide giù da un ampio fiume
That's where we would go è dove andavamo
To hang our pretty things ad appendere le nostre cose belle
& watch the wind blow e guardare il vento soffiare
There used to be a tree Di solito c'era un albero
Where we took our pretty things dove tenevamo le nostre cose belle
We'd hook them by a thread le appendevamo con un filo
Golden egg lipstick and feathers rossetto uova d'oro e piume
Pieces of glass, chandelier baubles pezzi di vetro, ciondoli di
And empty bottles of wine lampadario
And watch the light shine through e bottiglie di vino vuote
e guardavamo la luce passarci
attraverso
I'm afraid to forget you Ho paura di dimenticarti
I am remembering you Ti ricordo
You were sparkling scintillavi...
WE WERE SPARKLING
My Brightest Diamond
My Brightest Diamond
Voglia di andare, vedere, fare, muoversi nella calura e riempirsi gli occhi di scenari, la pelle di esperienza. Voglia di arricchimenti, respiri nuovi, sospensioni. Per un po'. Voglia di andare alla ricerca, come con le sculture di Matthew Spender nella campagna senese quell'estate, voglia di scoperte condivise, di fotografie, di ricordi. Voglia di leggerezza e di una formula speciale di esclusività, per la quale serve un codice interno di lettura che non si esprime a parole, frutto dell'intesa e della conoscenza, che lascia spazi e che li riempie insieme. Voglia di viaggiare. Voglia di stare bene.
Inizio d’estate, inizio del viaggio, scortato da venti e temperature altalenanti, come noi, che abbiamo intenzioni numerose e uno strato di morbida pigrizia pronta a stemperarle; ma anche questo temporeggiare ad occhi chiusi con un vago sorriso placido sulla faccia corrisponde alla stagione e tendiamo a tollerarlo.
Circolano impulsi e date da segnare sull’agenda, concerti, profumi di notti all’aperto, panorami dell’altrove, con la voglia d’incastrare tutto e una pacifica indolenza insieme, che ci fa indugiare, con dolcezza, con bonaria pazienza…
Intanto il quotidiano scorre e noi stiamo a vedere cosa porta.
Circolano impulsi e date da segnare sull’agenda, concerti, profumi di notti all’aperto, panorami dell’altrove, con la voglia d’incastrare tutto e una pacifica indolenza insieme, che ci fa indugiare, con dolcezza, con bonaria pazienza…
Intanto il quotidiano scorre e noi stiamo a vedere cosa porta.
martedì, 28 giugno 2011
Giorni strani in cui cerco di sistemare margherite nei libri e non trovo le pagine.
Pienezze ed emozioni che s’intrecciano a piccole falle negli ingranaggi, rallentamenti forse, distorsioni, con la sensazione a volte che ci sia un sovraccarico, come un disturbo dell’attenzione concentrata altrove.
L’estate che brucia la pelle di giorno e la spegne di sera. L’estate attesa e alla fine arrivata, ma ancora non abbiamo preso il ritmo, ancora non sappiamo bene quello che vogliamo.
In una mano tengo a calice le cose fatte, nell’altra tengo quelle che vorrei ed è forse un bene che mi faccia male il braccio, vuol dire che c’è tanto orizzonte là in fondo, no?
Pienezze ed emozioni che s’intrecciano a piccole falle negli ingranaggi, rallentamenti forse, distorsioni, con la sensazione a volte che ci sia un sovraccarico, come un disturbo dell’attenzione concentrata altrove.
L’estate che brucia la pelle di giorno e la spegne di sera. L’estate attesa e alla fine arrivata, ma ancora non abbiamo preso il ritmo, ancora non sappiamo bene quello che vogliamo.
In una mano tengo a calice le cose fatte, nell’altra tengo quelle che vorrei ed è forse un bene che mi faccia male il braccio, vuol dire che c’è tanto orizzonte là in fondo, no?
ph. Yvette Inufio
Ciclicità e punti di arrivo che in realtà sono solo come passaggi dal via, si continua a correre pestando il piede sulla linea bianca dalla quale si era passati l'anno precedente e, nello stesso battere e levare, ci si scopre un po' diversi: esperienze, accadimenti, maturazioni...
Ci si allontana da quella data fissa cercando di sminuirla, come fosse una cosa solo da bambini, o un appuntamento temuto perchè portati a fare il punto della situazione, ma alla fine, pur essendo un giorno comune, ci si dovrebbe concedere il gusto di sentirsi speciali un po' di più, un giorno in più... Ci si dovrebbe concedere il gusto, la voglia, l'allegria, fare il pieno di energie perchè lì si arriva da un viaggio lungo un anno e lì si riparte per un viaggio nuovo, pieno di incognite e quindi anche di possibilità. Si dovrebbe svuotare le valigie, riporre i taccuini, lasciare i libri letti e poi fare i nuovi bagagli, scegliere i compagni di viaggio, mettere nelle tasche i quaderni vuoti e le matite appuntite e fare tutto col sorriso, perchè stiamo affrontando la vita e c'è la nostravolontà di sottofondo. Magari nacondere da qualche parte una cartina di scorta, con qualche direzione segnata sopra, che a volte i viaggi lunghi hanno bisogno di coordinate. E come per ogni buon viaggio, non dimenticare di sentirsi liberi.
A chi di dovere, buon compleanno.
Ci si allontana da quella data fissa cercando di sminuirla, come fosse una cosa solo da bambini, o un appuntamento temuto perchè portati a fare il punto della situazione, ma alla fine, pur essendo un giorno comune, ci si dovrebbe concedere il gusto di sentirsi speciali un po' di più, un giorno in più... Ci si dovrebbe concedere il gusto, la voglia, l'allegria, fare il pieno di energie perchè lì si arriva da un viaggio lungo un anno e lì si riparte per un viaggio nuovo, pieno di incognite e quindi anche di possibilità. Si dovrebbe svuotare le valigie, riporre i taccuini, lasciare i libri letti e poi fare i nuovi bagagli, scegliere i compagni di viaggio, mettere nelle tasche i quaderni vuoti e le matite appuntite e fare tutto col sorriso, perchè stiamo affrontando la vita e c'è la nostravolontà di sottofondo. Magari nacondere da qualche parte una cartina di scorta, con qualche direzione segnata sopra, che a volte i viaggi lunghi hanno bisogno di coordinate. E come per ogni buon viaggio, non dimenticare di sentirsi liberi.
A chi di dovere, buon compleanno.
NOW - NO ONE WAY
Inaugurazione 24 giugno, ore 18.00 - Antichi Forni Macerata
Inaugurazione 24 giugno, ore 18.00 - Antichi Forni Macerata
La vista, l’olfatto, l’udito, il tatto e il gusto interpretati da dieci artisti con opere di vario genere (pittura, video, musica, installazioni).
Gli artisti: Aat Van Rijn, Luigia Giovannangelo, Manuela Grelloni, Blauer Hase, Tommaso Lambertucci, Barbara Bernacchini, Silvia Branchesi, PG, Marco Di Battista, Zuth.
Performance a tre voci: Piero Piccioni, Fulvia Zampa, Lucia Berdini.
Testi critici di Massimo De Nardo, Piero Feliciotti, Marta Silenzi.
Organizzazione: Rrose Sélavy.
Gli artisti: Aat Van Rijn, Luigia Giovannangelo, Manuela Grelloni, Blauer Hase, Tommaso Lambertucci, Barbara Bernacchini, Silvia Branchesi, PG, Marco Di Battista, Zuth.
Performance a tre voci: Piero Piccioni, Fulvia Zampa, Lucia Berdini.
Testi critici di Massimo De Nardo, Piero Feliciotti, Marta Silenzi.
Organizzazione: Rrose Sélavy.
Galleria Antichi Forni
Piaggia della torre, Macerata
24 giugno-2 luglio
11.00-13.00
18.00-20.00
*
presentazione di Massimo De Nardo:
http://www.youtube.com/watch?v=Eh_cCZirdXE&feature=related
il giorno dell'inaugurazione:
http://www.youtube.com/watch?v=hwzjnizL8zM&feature=related
Piaggia della torre, Macerata
24 giugno-2 luglio
11.00-13.00
18.00-20.00
*
presentazione di Massimo De Nardo:
http://www.youtube.com/watch?v=Eh_cCZirdXE&feature=related
il giorno dell'inaugurazione:
http://www.youtube.com/watch?v=hwzjnizL8zM&feature=related
"Come, odo io la luce?"
(Tristano, III, 2)
Tristano e Isotta - Richard Wagner
(Tristano, III, 2)
Tristano e Isotta - Richard Wagner
Scrivere sull'immagine, guardare con un grado di penetrazione che va oltre le diottrie, fondersi col diaframma cromatico della superficie e spaziare in altri luoghi e sovverse dimensioni, dove rigore e libertà si uniscono nella bellezza estetica ed emotiva, in impennate d'animo, in slanci di beatitudine.
Giorni di fermento artistico e scrittoreo, per me sempre facilmente legati, mi addentro talmente tanto nella materia da perdere le coordinate e scambiare un senso per un altro, come Tristano, arrivando a comprendere che è un fitto intreccio quello sensoriale e che un'opera figurativa può ben innescare una miccia a rapido consumo lungo la serpentina che va dalla vista al tatto, dietro impulsi empatici e al contempo cerebrali, riassunti sul foglio gravido di contenuto, ricolmo di parole.
Dunque ha suono la luce, e gusto e odore e rilascia un vigoroso, fisico senso di tattilità.
Giorni di fermento artistico e scrittoreo, per me sempre facilmente legati, mi addentro talmente tanto nella materia da perdere le coordinate e scambiare un senso per un altro, come Tristano, arrivando a comprendere che è un fitto intreccio quello sensoriale e che un'opera figurativa può ben innescare una miccia a rapido consumo lungo la serpentina che va dalla vista al tatto, dietro impulsi empatici e al contempo cerebrali, riassunti sul foglio gravido di contenuto, ricolmo di parole.
Dunque ha suono la luce, e gusto e odore e rilascia un vigoroso, fisico senso di tattilità.
Serata inattesa di aria gentile, una temperatura docile in un paesino a festa,
un lento jazz suonato nell'incanto di una terrazza raccolta,
intorno e ovunque il profumo dei tigli;
la compagnia migliore
e poi
finalmente
la magia di mille lucciole nel buio...
un lento jazz suonato nell'incanto di una terrazza raccolta,
intorno e ovunque il profumo dei tigli;
la compagnia migliore
e poi
finalmente
la magia di mille lucciole nel buio...
Giorni di febbre, d'interruzioni, di strappi e scivoli di suono da far male all'udito, di pressione spinta all'estremo con la percezione esatta di una rottura di fondo, di un non ritorno. Ma poi le prospettive rientrano, o cambiano, il ritmo riprende e subentra la quotidianità. Tuttavia restano nell'aria le sensazioni, le parole, i momenti di sospensione e distanza, certe dinamiche che non comprendi, quelle che forse detta la paura, la confusione, chissà...
E intanto è arrivata l'estate e io non me ne sono accorta.
E intanto è arrivata l'estate e io non me ne sono accorta.
lettere & meraviglia
partecipa al concorso Il Mio Esordio
organizzato da ilmiolibro.it/Scuola Holden/Feltrinelli Editore
dita incrociate!
e
un enorme grazie a quanti lo stanno leggendo, rileggendo e commentando
lunedì, 23 maggio 201
P. Lavagnino, Motivo vegetale, 1992-1999
Ricordi. Scorrono col tempo e restano nel tuo percorso, nei tuoi tessuti. Latitano in zone d’ombra dell’animo, della mente e riemergono al momento opportuno, maturi per la risalita, dentro nuove vesti, nuovi linguaggi, parole, pittura…
Tematiche di Lavagnino queste ma anche nostre, perché ognuno ha una memoria che lo racconta e che sale volontaria o involontaria, alla Proust, muovendosi sotto stratificazioni che riscrivono o cancellano, fanno spessore e poi si spaccano lasciando sorgere dalle fenditure fuoriuscite d’umori e sensazioni, coscienze, deja vù…
Ricordi saranno questi incontri sull’arte, che scontrano gli approcci aperti di chi si lascia guidare dalle parole e inebriare dalle opere, a quelli sempre polemici di chi rimane sulla difensiva, cercando argomentazioni contro la modernità come non si stesse parlando di bellezza ma ci si muovesse coercitivi allo scopo di tentare del proselitismo.
L’obiettivo è quello di dare una chiave di lettura: l’arte anoggettuale è inevitabilmente soggettiva e pertanto destinata all’interpretazione, ma ci sono diari, lettere, scritture memoriali appunto, lasciate da questi artisti che sommate alla formazione, alla terminologia specifica, all’indole della visione, agli anni spesi in quella direzione permettono ad alcuni di noi di dare un suggerimento, indicare una traccia plausibile anche se non definitiva, ché in fondo l’arte va sentita, molto prima che compresa.
Poi c’è l’aspetto della condivisione, con chi mi scopre e mi vede parlare di fronte, vigorosa e rapita dai passaggi, presa dalle dinamiche dei contenuti, a sottolineare modulazioni, iletismi, sottigliezze pittoriche e concettuali, preoccupata di far arrivare il messaggio senza mostrare lo sforzo, un po’ come fanno i danseurs; e con chi mi conosce, sa il retroscena di ogni scelta linguistica, di ogni guizzo d’occhi e di mani, di ogni cadenza tonale e vive con me l’emozione minuto dopo minuto, lasciandosi traghettare generoso di una fiducia di cui lo ringrazio, infinitamente.
Ricordi, azioni del passato che accompagnano il presente, e tornano a dirci che c’eravamo, che lo abbiamo fatto, ci siamo messi in gioco, come un grumo di colore forte su una tela.
Le imprese che si basano su di una tenacia interiore devono essere mute e oscure; per poco uno le dichiari o se ne glori, tutto appare fatuo, senza senso o addirittura meschino.
Italo Calvino, Il barone rampante
Sera. Galleria. Un dieci maggio un po' freddo ma nel giardino pensile sono fiorite le rose. Ho in mente una poesia di Dino Campana e aspetto che arrivi il momento di chiudere, anche se mi piace quest'ora della sera, quando la luce diventa rosa sui mattoncini della bella casa che vedo dalla vetrata. Un giorno come un altro, eppure ci sono momenti come questo che rendono tutta la bellezza delle piccole cose, momenti fatti di un tipo speciale di attesa per quello che seguirà a breve, e che qualcuno saprà accendere di luce e colorare. Lo scrivo perchè voglio ricordarmelo, perchè spero di averne molte di queste attese e che molti altri oltre me le provino nel semplice scorrere delle giornate, delle settimane, degli anni...
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