Due settimane alla partenza o poco più....
In New York freedom looks like
Too many choices
In New York I found a friend
To drown out the other voices
Too many choices
In New York I found a friend
To drown out the other voices
Voices on a cell phone
Voices from home
Voices of the hard sell
Voices down a stairwell
In New York
Just got a place in New York
In New York summers get hot
Well into the hundreds
You can walk around the block
Without a change of clothing
Hot as a hair dryer in your face
Hot as handbag and a can of mace
New York
I just got a place in New York
New York New York
Forget how to sit still
Tell yourself you will stay in
But it's down to Alphaville
New York
New York, New York
The Irish been coming here for years
Feel like they own the place
They got the airport, city hall
Asphalt, asphalt
They even got the police
Irish, Italians, Jews and Hispanics
Religious nuts, political fanatics in the stew
Happily not like me and you
That's where I lost you
New York
New York, New York
In New York I lost it all
To you and your vices
Still I'm staying on to figure out
My midlife crisis
I hit an iceberg in my life
You know I'm still afloat
You lose your balance, lose your wife
In the queue for the lifeboat
You got to put the women and children first
But you've got an unquenchable thirst for New York
New York
New York New York, New York
In the stillness of the evening
When the sun has had its day
I heard your voice whispering
Come away now
New, New York
New...
New York
...e il viaggio ha iniziato lentamente ad imporsi sul resto: lavoro a parte il pensiero fugge sempre lì, la pancia percepisce l'imminenza, gli occhi si riempiono di tutto quello che vedranno e le mani quasi stringono l'esperienza che vivranno, tra gli altri, tre figure affincate, stagliate sullo sfondo metropolitano di New York....
Incastri....
di lavori differenti, d'intuizioni e produzioni, di accordi e sinergie, ma anche di silenzio e di momenti miei, pestando forte sulla strada la mattina, leggendo pile di libri - come sempre - tornando a qualche progetto accantonato per un po'....
...incastri di cataloghi e dossier e fogli e matite e percorsi sulla mia scrivania, incastri di tempo e appuntamenti, contatti e liste da spuntare e sopra ogni cosa, dietro, dentro, tutto il mio sentire, tutto il mio mondo come un unicum inscindibile: come quegli energici metafisici personaggi dechirichiani che si portano nel torace tutto il loro bagaglio di mobili e quadri e colonne, mi muovo e con me le mie esperienze e le presenze importanti, con gli occhi rivolti a quel che saremo, ai viaggi che faremo, a tutto quel che avremo da raccontare e a come sapremo raccontarci...
...everyone walks the same
expecting me to step
the narrow path they've laid...
expecting me to step
the narrow path they've laid...
(...tutti camminano nello stesso modo
aspettandosi che io segua
lo stretto sentiero che hanno lasciato...)
aspettandosi che io segua
lo stretto sentiero che hanno lasciato...)
Walk Unafraid
R.e.m
Riflettevo sulla convenzionalità.
Sulla convenzionalità delle scelte soprattutto, su quella serie di elementi ed aspetti che rendono quello che si fa qualcosa che sembra essere molto lontano da una vera e propria scelta in realtà.
E questo mi scoraggia.
Mi impoverisce, mi annoia ed arriva ad irritarmi.
C’è un minimo comun denominatore sparso in giro che è diventato davvero minimo e davvero comune.
Tutti fanno quello che tutti fanno, e se si prova a chiedere argomentazioni si scopre che all’origine della presunta scelta c’è una bella alzata di spalle e lo sguardo vago di chi si è spinto avanti mosso dall’incoscienza e da una stupefacente carica di pressioni e propulsioni parentali più o meno celate e più o meno accettate in nome di….di quello che a me – a me – appare come un gigantesco stereotipo.
Parlo di cerimonie, parlo di celebrazioni, parlo di chi accetta i compromessi perché è quello che la gente si aspetta, parlo di chi fabbrica gabbie in fil di ferro con meticolosa attenzione e di chi ci entra per i motivi sbagliati, parlo della piccola società che ti costringe a partecipare con allegria mentre con una mano ti tappi il naso, e parlo invece della libertà, grande e fresca, di puntare i piedi ogni tanto e scegliere di essere se stessi – pantaloni alla turca e scarpe basse in un mondo di spalline sottili e decolté tacco duecento – imperfetti ed imperfettibili, un po’ fieri di esserlo ma giusto per riuscire a sentirsi a proprio agio, per riuscire a guardarsi dentro sicuri di compiere delle scelte significative e personali nelle quali ritrovarsi con coerenza, e se non si rientra nell’immaginario comune pazienza, anzi meglio.
Parlo di tante cose e tante situazioni che mi è capitato di vivere negli ultimi tempi, direttamente o di riflesso, e che hanno radicato in me alcune convinzioni che ho credo da tempo immemore, una tendenza congenita all’anticonformismo forse, o più probabilmente soltanto voglia di essere quello che sono e di fare quello che mi piace senza imposizioni, senza intromissioni soprattutto.
E per fortuna c’è anche qualche scarpa da ginnastica in un mondo di hogan e tod’s.
Cielo acqueo mattiniero, filtrato da una luce non ancora decisa che scende e si posa sui libri e sulle cose assieme ad una tenue aria settembrina. Un momento per me e le mie riflessioni col caffè in mano, tazza grande e bollente di un liquido nero intenso che i più non definirebbero caffè... I libri per le schedature aperti, il catalogo Cartier-Bresson, l'agenda piena di scritte e appunti per lo spettacolo, le fotografie...la guida di New York e Hemingway...Viaggi da fare o non fare, mostre da vedere e da organizzare, tempo che scorre e ritmi che cambiano, alba di alcune novità forse....
Di sicuro prende forma una mia dimensione, dentro e intorno a me, e mi scopro serena assieme a questa sensazione, mi guardo e vedo crescita, mi muovo e vedo beneficio delle esperienze, mie e di chi ho osservato negli anni per costruire mentalmente un percorso fatto di obiettivi e cose da evitare al contempo, chè tutto va messo a frutto, altrimenti non saremmo intelligenti...
Tempo che scorre, mesi che avanzano e il mentre è quello che abbiamo e mi torna la suggestione di quel libro di Silvano Agosti letto quei pomeriggi e quelle serate agli Antichi Forni, quel voler prendere tutto ciò che si può ma lasciando spazio all'autocoscienza, quell'assaporare le esperienze e stare a guardare l'impiego dei risultati, studiarsi e rimanere sempre stupiti, da ciò che ci capita come da ciò che siamo in grado di fare...
...e in tutto questo mi sento sempre molto grata...
Mi piace quando il cielo e tutto intorno inizia a scurire e le luci delle auto e dei lampioni si accendono: mandano aloni caldi che trattengono una nota di conforto.
Mi piace quando arriva questo momento della sera e scende lento e si posa ovunque questo clima di ritorno a casa. Ha un che di silenzioso e di quieto, e un che di delicato e personale.
E' il soffio tenue del cambio di stagione che scivola sotto e si frappone tra gli impegni, il pensiero e le sensazioni, e ti restituisce orari che avevi barattato col ruolo temporale della sola luce e della sola temperatura sulla pelle.
Un cambio dolce di scenari. Un nuovo predisporsi...
Strano non essersene mai andati e sentirsi come di ritorno da qualcosa.
È l’effetto che fa la concezione mentale supportata dalla percezione sensoriale, è il risultato di un tempo circoscritto dal dispiegarsi di alcuni colori morbidamente stesi tra una data e l’altra, lungo una scia calda e piena chiamata estate…
ombrellone n. 16

Amalasunta - Osvaldo Licini
Ferragosto di sole e di vento su un mezzo veloce,
schiena a petto
e panorama,
monti, paesi e tranquillità.
Quiete di un piccolo sonno ai piedi di una panchina,
colore ed impeto di un artista errante
nei luoghi della genesi e del vivere comune
che ancora riluce negli occhi di una grinzosa amalasunta novantenne
apparsa un attimo e poi andata via...
E presenza e canto d'aria in una bottiglia
e accorgersi che la luce che cambia
può essere lo scopo pieno e vissuto di una giornata,
che nella sua perfezione si chiude con un cielo enorme di luna e
di vento e
di nuvole bordate di bagliori e
di lampi lontani e incombenti
sulle nostre vite di angeli sempre ribelli
che sfrecciano serrate sulla strada.
Angelo Ribelle - Osvaldo Licini
Notte delle Perseidi, notte di scie latee che piovono per accorciare le distanze e che si dissolvono come i pensieri che affidiamo loro, notte in cui cerchiamo la poesia di un percorso che illumini il cielo, la bellezza di un bagliore tra gli altri cui dare il nostro nome, o quello del momento che viviamo in fondo in fondo a quella scura vastità......
Voglia di leggerezza,
di parole scritte a matita su un foglio
o con le dita sulla sabbia,
voglia di un soffio di vento sulla pelle
e della sensazione piana del non avere ostacoli,
voglia di odorare libri nuovi
e di sentirmi senza i confini di questa grata sul rispiro,
voglia di avere tempo, spazio e
pensiero,
voglia piccola piccola di essere una priorità....
di parole scritte a matita su un foglio
o con le dita sulla sabbia,
voglia di un soffio di vento sulla pelle
e della sensazione piana del non avere ostacoli,
voglia di odorare libri nuovi
e di sentirmi senza i confini di questa grata sul rispiro,
voglia di avere tempo, spazio e
pensiero,
voglia piccola piccola di essere una priorità....
Io sono un intero.
Essere autonomo che vive accanto e non sfuma
e non si confonde...
Riempio il silenzio di miei suoni
e resisto alla frammentazione,
rimango compatta e
mi trattengo esposta al vento
fingendo di non compenetrarmi,
scordando di avere petto e ventre,
salda,
con sassi di fiume in fondo ai piedi
e un filo di metallo nel corpo che m'impedisce di volare via...
Essere autonomo che vive accanto e non sfuma
e non si confonde...
Riempio il silenzio di miei suoni
e resisto alla frammentazione,
rimango compatta e
mi trattengo esposta al vento
fingendo di non compenetrarmi,
scordando di avere petto e ventre,
salda,
con sassi di fiume in fondo ai piedi
e un filo di metallo nel corpo che m'impedisce di volare via...
L'impegno vestito di costante interesse, l'attenzione e la concentrazione come fossero tatuate sulla pelle del lavoro che si sta svolgendo, che è un andare sempre più a fondo penetrando strati e livelli successivi, con l'impressione della caduta libera e della confusione nozionistica irretita dentro e intorno alla testa, fino allo scioglimento della matassa, fino al parto delle dita sulla tastiera e delle frasi sulla pagina composte della nuova acquisita terminologia, fino al risultato che dà respiro, soddisfazione e nuova spinta.
x
...LIBERA
QUANTO BASTA PER
DARE ALLA TUA STRADA UN NOME...
Subsonica
1.
Sperimentazione per associazione d'immagini e percezione d'atmosfera su I Quattro Racconti (collages multimaterico e parole su supporto rigido), parte I: primo racconto.
LA TORRE DIPINTA
Immagini scritte come parole rappresentate in andamenti palindromi, sotto e sopra un mondo meccanico da cancellare con un pennarello nero e sovrastare di impasti e sovrastare di colore libero e lettere capovolte, come a esprimere una storia negli slogan che la condensano, come a coglierne l'essenza che la identifica e tornare ad essere pura con essa, lontana dai tempi della stesura, dalle motivazioni, dalle azioni che sono seguite...
Ora qui, ora dall'altra parte di quel mondo a scoprire che non mi servono più torri in cui nascondermi, che l'espressione è aperta che i canali ci sono, che basta solo non avere paura.
presa in mezzo tra una luna incandescente appesa sul mare e
una venere in bilico sulle mie sensazioni
mi rifugio nel pensiero e nel respiro,
nella manualità di una riscrittura secondo liberi codici,
nella concentrazione su di un progetto che richiede la mia più realistica dedizione e
nella consultazione di un D.R. Hofstadter
che mi propone la sua eterna ghirlanda brillante
svelandomi a piccoli passi ammiccanti di intuizioni
che certe volte sono ancora chiusa nello stesso labirinto,
impaurita dagli specchi....
0.
Sperimentazione per associazione d'immagini e percezione d'atmosfera su I Quattro Racconti (collages multimaterico e parole su supporto rigido):
Come riscriversi in una diversa forma, come riaprirsi e trovarsi di loto, di essenza morbida dal profumo intatto e migliore, come riemergere in superficie e guardare ogni cosa da una prospettiva capovolta e più a fuoco, da leggere a più livelli in dentro e in largo, pulsante d'immagini, intrecciata di parole che sono scie di latte sulla sabbia neutra di un nuovo supporto, prese e strette in un taglio d'arte a lungo presagito ed ora manifesto....
Ritrovarsi liberi dalle pagine tutte stese allo stesso modo, ritrovarsi in un fitto luogo passeggero che è il percorso ed è la traccia di una storia narrata - di quattro storie -, come a rintracciare le fila di un discorso tralasciato per trovarlo ancora umido e germinante...
...lasciarsi ispirare dalle occasioni improvvise, lasciarsi portare e un poco trattenere dall'inatteso che crea stupore semplice e spontaneo, privo d'inquietudine, pregno d'espressione....
Cielo, vento, nubi dense e morbide che hanno le ombre dentro, frammenti di temporale, mare inquieto e scrosci d'acqua serali dai quali si scappa un po' correndo, dai quali ci si ripara un istante sotto un balcone e ci si sente e ci si respira vivi mentre si guarda la pioggia venire giù e fare rumore....
15 anni...
"Che cos'è quella sensazione quando ci si allontana dalle persone e loro restano indietro sulla pianura finchè le si vede appena come macchioline che si disperdono?... E' il mondo troppo vasto che ci sovrasta, ed è l'addio. Ma noi puntiamo avanti verso la prossima pazza avventura sotto i cieli."
Vero Lo'?
da Sulla Strada, Jack Kerouac
da il sopravvissuto
Antonio Scurati
Antonio Scurati
"Ma non bastava. Avevano sì in comune molte cose ma non la gioventù. E non ci poteva essere vera amicizia senza una giovinezza condivisa perchè niente poteva surrogarne il ricordo. L'amicizia è un dato essenziale (...). Non un'affinità elettiva, non una scelta deliberata, non il piacere della conversazione, non un invito a cena. A due esseri umani è dato, per puro caso, di nascere in uno stesso angolo di mondo, di frequentare la medesima scuola, di inciampare l'uno nell'altro e di fare un pezzo di strada assieme prima che la chimica ormonale completi i propri esperimenti con il corpo puberale. Ed eccoli testimoni l'uno dell'altro per il resto dei loro giorni. Tutto qui il senso inesauribile di quella parola: amicizia. Nient'altro che la collisione accidentale di due atomi umani. (...) Per questo l'amicizia era eterna, irrevocabile. Perchè era una cosa completamente gratuita, priva della benchè minima ragione, se non quella del semplice fatto di essere accaduta quando ancora qualcosa poteva assumere il prestigio assoluto dell'evento. Vale a dire prima dei vent'anni."
pensando a tutti i miei amici del Jet,
qualcuno in particolare che continua ad essere
testimone del resto dei miei giorni
"SPUNTARONO LE GRANDI STELLE SCINTILLANTI, LE COLLINE DI SABBIA INDIETREGGIANTI NELLA LONTANANZA SI FECERO INDISTINTE. MI SENTII COME UNA FRECCIA CAPACE DI SAETTARE FINO IN FONDO ALLA META."
x
Sulla Strada
JACK KEROUAC
Lo strumento è per chi la musica la possiede,
per le mani che possono essere libere,
per i cuori che non necessitano del respiro.
Lo strumento è per chi controlla le dita,
per chi ha condutture elastiche tra gli arti e
le tempie,
corde di piano nei nervi e le note nella testa.
Parlavo una lingua di toni una volta,
ci ho provato,
e il mio Eisenberg dialogava con me,
ma ci siamo persi come in un duello – diceva Kerouac –
ci siamo voltati dopo qualche passo,
per guardarci nella distanza
e per dirci addio.
Ho una mia musica che mi possiede,
vivo di pulsazioni e il tatto dei miei palmi controlla me.
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