lunedì 21 novembre 2011

l'altro Altrove_12



venerdì, 22 maggio 2009


Che succede se ho bisogno dell’azzurro?
Cosa capita  quando necessito di freschezza, di un’immagine che afferri la trasparenza, del liquido che scorre chiaro, la luce fredda di un istante di sintetica perfezione, non importa se naturale, purché vicina al soffio del vetro, al guizzo dell’acqua, al ghiaccio che secca?
Vado alla ricerca di superfici dove appoggiare le mani, frammenti d’infiltrazioni che scuotano il bianco e nero  di una scelta precostituita e rinvigoriscano l’aspetto globale e tonale come fosse più giovane, più vivo, più carico di cose da gridare.
Che nelle grida può esserci ugualmente stile, qualità d’immagine ed esperienza, no?


Mentre mi applico alla costruzione di un abitacolo per un artista che lavora per immagini, un luogo suo da filtrare attraverso le mie parole, mi trovo a fare confronti e a comprendere che sono piena di colore.
Ho sempre apprezzato il chiaroscuro e trovo gonfi di significati intensi i suoi neri fondi e polverosi, però a respirare troppo bianco e nero sto rischiando l’apnea, specie in un giorno caldo come questo, e sento il richiamo di un’espressività meno controllata, fatta di esplosioni ma esplosioni glaciali.



mercoledì, 20 maggio 2009

"E imparo che un certo tipo di perfezione è raggiungibile solo attraverso un'infinita accumulazione di imperfezioni. Io lo trovo incoraggiante. Capisci cosa voglio dire?"


Haruki Murakami
Kafka Sulla Spiaggia
venerdì, 15 maggio 2009

Scrivere di un temporale alle cinque di mattina durante il quale torni placida a riassopirti;
scivere delle tensioni degli ultimi tempi, fatte di un tira e molla con la razionalità, e di piccoli tormenti passati che minacciano ancora di giganteggiare e che pure sono un certo tipo di normale amministrazione;
scrivere di un mucchio di ramarri verdi sognati sulla pelle durante una notte inquieta...
Scrivere dei cambiamenti, di caratteri che mutano forma ed impeto, di strane telefonate sulla paura di recidere cordoni ombelicali, sulla saturazione e sul timore di finire nel vortice nonostante i tuoi passi calcolati in tutt'altra direzione;
scrivere della completezza perfettamente stesa su un prato umbro assolato, dello sciogliersi delle tensioni dorsali viaggiando sulla strada, respirando i profumi di maggio; scrivere del pitosforo, del sambuco e della semplice bellezza di un paio di orecchini in ceramica smaltata durante una serena passeggiata a Spello.
Scrivere di ciò che verrà o che non verrà, dei segni, dei sentori, delle prospettive che ci attendono e che noi attendiamo...

Scrivere di tutto questo, forse, come a raccogliere manciate di sensazioni assemblate nell'ultima settimana per stare lì a guardarle da lontano...oppure no, tenermele ancora addosso, farle sedimentare e vedere quale crescita portano.
lunedì, 11 maggio 2009

mercoledì, 06 maggio 2009



La stanza in cui vivo è un dado
ma non ho abbastanza mani per tirarlo lontano


ho sempre me
Cristina Donà
venerdì, 24 aprile 2009

E ORA CHE MI SENTO DI MARMO
E GLI OCCHI SONO DIVENTATI FISSI E VETROSI,
ORA CHE IL VENTO MI SOFFIA ATTRAVERSO,
E' COME SE FOSSI SOLO PENSIERO E CONGETTURE,
GUARDO SOLTANTO IN TRASPARENZA E
NON POSSO PIU' AVERE TONO,
SEGUO IN CERCHIO LO SCORRERE DEL TEMPO
FINO AL GESTO O LA PAROLA
CHE RIPRISTINA LA SICUREZZA DELL'ANDARE,
ALLORA ME NE LIBERO
E TORNO UMANA.


LUCA BELLANDI - PASSEGGIATA INGLESE
lunedì, 20 aprile 2009

Giorni di perdite e giorni di arrivi. Giorni di riflessione sui percorsi, sulle direzioni. Giorni di passaggi temporali, dimensionali, spirituali. Giorni di viaggi dal mondo e nel mondo, avvicendamenti, vite vissute che si assopiscono con un quieto sorriso di saluto e vite nuove e sinuose che irrompono con un grido d'annuncio. E noi nel mezzo.
Addio nonna.




Benvenuta Ilaria.
mercoledì, 08 aprile 2009

" Ogni uomo è insostituibile. La dignità umana risiede anche nella creatura più imperfetta, a condizione che combatta."
Wallace Fowlie
lunedì, 06 aprile 2009

Che sia la terra a smuovere la solidità del quotidiano o che sia il precipitare avverso di alcune vicende personali, si apprende che anche questa sensazione ombrosa -  più evidente contro il fasto di un sole caldo e vitale - è il naturale scorrere delle cose. Ci sono giorni che riservano dosi di realtà massiccia e ti fanno tremare dentro, oltre che sotto ai piedi.   










  • martedì, 24 marzo 2009

    "Fra quante mai visioni
    nei suoi giri lenti la sorte ci compone (...)"
    da Il roseto di Ravello, Momenti, Sibilla Aleramo

    Sono giorni di scrittura e riscrittura. Sono ore di recupero e di riflessione che portano inevitabilmente a bilanci, a definizioni, a piacevoli conferme. Il tempo passa e cambia le cose, le cresce soprattutto e questo va bene perchè mi permette di guardarmi indietro e individuare una certa logica, un percorso in salita, un andare costante. Riscrivere un racconto costruito nel passato mi insegna che le esperienze hanno messo radici e hanno dato frutti pieni di sapore. Il mio pensiero è migliorato, le mie frasi sono più corpose, la mia mente e l'apparato empatico hanno vissuto ed hanno elaborato princìpi che sono diventati i moniti della mia esistenza e che hanno fatto di quel racconto il mio manifesto.  Sono giorni di ragionamento e di modifiche, trasformazioni piccole piccole, voglia di assecondare intenzioni spontanee... E le rivoluzioni avvengono anche intorno, bambini che nascono, status che cambiano e mentre pensi che la vita scorre bella, naturale, che è così che dev'essere, c'è anche un pensiero parallelo, quello che si forma nella zona posteriore del cervello, quello che s'incastra e stride un po' perchè si configura nell'universo in cui sembrava che tutto dovesse rimanere uguale per sempre: sempre giovani, sempre agili, sempre tutti allineati dietro lo stesso nastro di partenza che si sarebbe sciolto allo stesso start...E mi viene un po' da sospirare per tutto quello che non so guardando avanti, facendo confronti. Ma comunque il ritmo delle mie ore - comprese e soprattutto quelle che condivido -  mi è conforme e congeniale, sono io, serena con la mia andatura forse lenta, però mia, e le persone cui ho scelto di relazionarmi sono come una roccaforte che mi alimenta e mi definisce, al centro esatto tra un passato che sbiadisce ed un futuro non ancora a fuoco. Rientrare in contatto con persone che un tempo conoscevo, riaprire album impolverati, rimettere sul piatto vecchi vinili mi ha sempre causato piccoli sconvolgimenti dell'essere, non so spiegare il perchè ma mi destabilizza ciò che è stato: ciò che è stato per me non è più. E non ci sono risentimenti od umori irrisoti, è semplicemente così che funziona. Ma succede prima o poi di fare incontri sulla propria strada, e allora scatta inevitabile un vago maldistomaco e la consueta domanda e io a che punto sono?  Io sono dove devo essere - è la mia risposta di oggi - dove il mio iter mi ha portata per fortuna senza troppe dispersioni anche se con qualche perdita. Oggi rispondo che sono chi voglio essere, con larghi margini di miglioramento (sempre), e che sono perfettamente consapevole e contenta delle scelte che ho fatto, in particolare per quel che riguarda i miei compagni di viaggio.
    martedì, 10 marzo 2009

    "NON SO DIRE DA CHE PARTE DENTRO DI NOI COLA L'AMORE PRIMA DI FERMARSI NELLA PANCIA"



    venuto al mondo
    margaret mazzantini
    giovedì, 26 febbraio 2009

    «Le poesie non si spiegano, se raggiungono il posto giusto le senti, ti grattano dentro»
    «Qual è il posto giusto?»
    «Cercalo»
    da Venuto al mondo
    Margaret Mazzantini
    mercoledì, 18 febbraio 2009

    La neve sul mare sembra avere così tante storie.... E' così raro qui questo vento, questa ovatta tra i rumori, questa separazione tra le cose che si allontanano ma piacevolmente, si distanziano per aggiustare la prospettiva, si sfocano un po' per indugiare nell'aspetto morbido di uno scenario inconsueto...
    martedì, 10 febbraio 2009




    Aria
    Poesie scritte all´entrata del millennio...Sono ciò che non può essere prosa. Sono i libri letti, la musica ascoltata, l´arte respirata. Più ancora sono l´intangibile, il momento fugace che si muove veloce come l´ARIA, un richiamo dal passato, un intuito del futuro, un soffio sull´orecchio da un´altra dimensione...

    Rosa Antico
    Quasi una seconda parte della raccolta Aria. Fortemente ricettivi dell´esterno come dell´interno, i versi arrivano a toccare punte d´intimità fragili ma anche eco di una battaglia collettiva, evocate come attraverso la patina suggestiva del passato...

    Il Frutteto
    ARANCETO, FRUTTI SCURI, MELI E MANDORLI, SOTTOBOSCO: un archivio di versi profumati, un recupero delicato di odorose sensazioni e ricordi aromatici. Fragranze dal passato, balsami femminili e languidi, sapori forti della terra e della vita.

    giovedì, 05 febbraio 2009

    " L'attenzione è una virtù morale. Essere attenti significa essere giusti con se stessi e con gli altri. Le persone attente sono curiose e attive; studiano e lavorano con entusiasmo, coinvolgimento e passione; scrutano i bisogni degli altri e sono capaci di aiutare."
    una definizione dell'attenzione da
    Né qui né altrove - una notte a Bari
    di Gianrico Carofiglio
    venerdì, 23 gennaio 2009

    SULLO SCRIVERE
    Un bagliore. Piccolo. Lontano. E una specie di contrazione, un battito singolo che torna a breve distanza, ancora, ancora, per diventare una pulsazione dalla testa alle dita e spingermi su un foglio bianco, penna alla mano o tasti vivi sotto ai polpastrelli.
    Questo è l’inizio, e si trasforma presto in un’urgenza che non ha visioni di orizzonte, non so dove mi porta per lungo tempo, si rivela mentre la scrivo.
    Quasi mai è un progetto, non volontario almeno, ma quasi sempre è una terapia.
    E i miei argomenti hanno il mio aspetto, i miei suoni, i miei gusti e i miei profumi. Hanno la mia voce ma non la mia storia. Non immediata.
    Ci sono livelli da oltrepassare, letture su piani che progrediscono in profondità.
    Un mio racconto è orchestrato come un dipinto.
    Ha un punto di fuga che imposta la prospettiva e scandisce i piani verso il fondo, ed ha un punto di fuoco che è la zona calda di ogni livello di lettura, la tesi a cui tutto tende e che emerge dalla trama diretta come dai contenuti più nascosti.
    Come un dipinto si legge in superficie per una ricognizione iconografica e, solo in un secondo momento, si affronta varcando una soglia e affondando nel significato sostanziale arrivando a conquistare i parametri iconologici, i concetti fondanti, il senso a cui veramente tende, così il nodo delle mie pagine costituisce la pellicola pittorica che maschera e contiene l’informe che ho dentro e che ha bisogno di una veste per emergere, quella della storia, quella dei personaggi.
    La trama è un pretesto, l’indumento, la divisa, e un pre-testo, una metafora, una traslazione, la forma che assume ciò che sta dietro, ciò che sta oltre, il cuore del libro e dello scrittore nel momento in cui lo scrive, l’espressione del pensiero più alto e più fondo, dove risiede tutta la tensione e l’importanza, quel momento che tutto condensa e svela, quel concetto che tutto legittima e vuole.
    E i dettagli sono scheletro e alimento dell’astrazione e della riflessione sottostanti, le atmosfere e i personaggi sono le diverse nervature di un unico corpo complesso, sono sembianti della argomentazioni, danno loro un respiro e una voce, danno loro attitudini e parole, intrecciando passaggi fittizi dentro ai quali celare le mie posizioni, i miei temi, il mio pensiero: nastri che dipanano il mio magma, scie latee del mio tempo e del mio spazio nell’astuccio prezioso di un libro.
    mercoledì, 07 gennaio 2009




    "Crescendo ci si accorge che la propria visione delle cose si modifica, si complica, perde la purezza, sovrastrutture e diaframmi s’inseriscono a filtrare l’origine essenziale di ogni sembianza e lentamente si scopre che tutto diventa possibile, nessuna opzione può essere esclusa in via definitiva per sé o per gli altri, ed un singolo fatto può espandersi ed invadere tutto il resto, anche se si credeva non ci fossero conseguenze. Flash, moda, arte, riviste e personaggi borderline nella storia di una fotografa e del suo contesto d’immagini e ritmi metropolitani che all’improvviso cambiano, iniziando a scavare senza fretta nel profondo ma restando apparentemente gli stessi, innescando introspezioni che finiscono per essere il vero approdo del racconto rendendo l’intera trama una metafora."


    In copertina "La Follia", 2006, acrilico su cartone
    di Giorgia Berardinelli

    Il mio primo libro si affranca così dalla sua postazione sulla scrivania in forma di manoscritto e, attraverso selezioni e svariati cambi di direzione, guardagna quella ambita sullo scaffale, il mio e quello di altri lettori.
    Se volete essere uno di questi cercatelo on line su www.ilmiolibro.it

    (ovvero qui:
    giovedì, 18 dicembre 2008





    L'ANIMA dei POPOLI

    Mostra fotografica
    di Marco Pozzi

    Musiche e danze dal mondo
    Atem Saxophone Quartet
    Corpo di ballo del
    Centro Culturale del Balletto

    Domenica 21 dicembre
    Teatro delle Muse di Ancona
    ore 20.00
    martedì, 16 dicembre 2008

    Giorni che prendono strane pendenze, si scivola ma mai abbastanza da guardare la coda del presente e un giusto grado di nervosismo si accompagna all'andare delle ore. E' il momento di guardare nella cesta e ciò che conto è il maturare di un'esperienza strutturata da declinare in altri ambiti futuri, il tirare le fila di tutti i passi mossi in precedenza, il continuo esercizio di misurarsi con più soggetti a più livelli e il riuscire ad individuare - non senza stupore - una logica legante tra le mie attività ed una sorta di modus agendi che va sempre più definendosi e che consiste nel favorire l'interazione e la contaminazione tra i settori artistici e culturali per creare nuove realtà in cui l'interesse personale e quello comune concorrano entrambi a fondare lo stimolo e a configurare il prodotto, delineando situazioni che hanno ragion d'essere anche soltanto in virtù del pensiero, del talento, di un'idea.


    domenica, 14 dicembre 2008




    Freddo intenso che fa gli occhi più grandi,  tagli di luce limpida che si trasformano in tramonti tonali e nel quieto striato imbrunire sull'orizzonte, silenzio e suggestione dei luoghi medievali e una semplice tranquillità del tutto speciale...
    sabato, 06 dicembre 2008

    Soffi di vento forte e una bella luce intensa attraverso i vetri
    la sospensione della partenza e l'indolenza della mattina mi abbracciano
    e mi scalda il pensiero di luoghi medievali, condivisione e primi accenni di dolce festività
    Le cose come le sento io...
    lunedì, 01 dicembre 2008

    "I nostri dipinti non possono essere spiegati con una serie di istruzioni. La loro spiegazione deve scaturire dallo stabilirsi del rapporto tra quadro e spettatore. L'esperienza di fruizione di un'opera d'arte è un vero matrimonio di spiriti diversi. E, nell'arte come nel matrimonio, la mancata consumazione è motivo di annullamento."            
    Marcus Rothko
                   Adolph Gottlieb
                                  7 giugno 1943
    da una lettera a Edward Allen Jewell
    Art Editor del New York Times   
    martedì, 25 novembre 2008

    Inverno. Freddo. Temperature poco sopra o sotto lo zero. Guance esposte all'aria secca che diventano rosse. Sciarpe e cappotti pesanti. Ho sempre amato momenti come questo, per contrasto generano un gran calore dentro, mi fanno venire voglia di luoghi medievali e di camini accesi, di brina ai lati della strada, di silenzio notturno e di altitudine. Ed evocano ricordi molto belli e mai lontani.....
    venerdì, 21 novembre 2008

    Si torna da un viaggio, ma ce n'è sempre un altro che ci aspetta, continuamente: ogni giorno qualche cosa è un attraversamento, è un passaggio, è un'esperienza che, se decidiamo di compierla, ci prende totalmente e ci stringe e ci consuma, ma al contempo ci nutre e lo vediamo guardandoci indietro, nella distanza...
    martedì, 18 novembre 2008




    Parte del viaggio è stato un respirarsi e un condividere immagini, atmosfere, stati d'animo e temperature, scoprirsi forti e fragili, sentire tutto potenziato, trovarsi capaci di grande individualismo e al contempo sentirsi incredibilmente vicini, volti ad osservarci nella grande mela...











    La tua visione del mondo, la tua personalità aumentano di volume quando sei in viaggio: si colorano e diventano tangibili gli interessi, le reazioni, le prospettive e i punti di vista  e ci si trova l'un l'altro con spontaneità, automaticamente e molto piacevolmente... 


     "Holy the supernatural extra brilliant intelligent kindness of the soul!"
    (Howl, Allen Ginsberg)
    martedì, 11 novembre 2008

    SOUNDS LIKE NEW YORK

    Suona una musica tutta sua New York City.
    Suona un free jazz al tramonto tra il Queens eManhattan quando compare lo specchio di luci dei grattacieli sull’acqua, mentre attraversi il ponte, o quando esci per la prima cena in città e metti il muso nell’aria frizzante e ti perdi tra la Sesta e Broadway.
    Suona una Rapsodia in Blue la prima mattina che ti svegli a New York e ti affacci su Central Park acceso d’autunno per un primo saluto, rimandando la vera immersione alla successiva domenica.
    Suona libera e vivace l’atmosfera arancione del 31 ottobre versoMidtown, con due litri di caffè bollente tra le mani e l’Empire State Building alle spalle:spinge un ritmo di strada da armonica e voce che cantafreedom for my people pur sfilando tra le streets della upper class.
    La temperatura aumenta e diventa un rock il ritiro dei pettorali per la maratona all’interno dell’Expo dello Jacob Javits Convention Center, dove un foglio con un numero è un feticcio già celebrativo, un segno di riconoscimento e d’appartenenza, un motivo d’orgoglio, un tuo passaggio nel tempo che urla ci sono, oggi io sono qui, e tutto ti coinvolge anche se non corri, tutto ti chiede WHAT DOES IT TAKE?


    E suona frammista di rumore di strumenti e melodie la City a Chinatown e a Little Italy, suona colorata e pulsante per un veloce pranzo italiano, per farsi poi più quieta ed elegante, un soft groove americano lungo i negozi sofisticati e le gallerie di Soho, indolenti o febbricitanti in direzione delRockfeller Center, storditi di caffè Starbucks, anelanti all’imminente esperienza senza pari del fantastico MoMa
    Un acid jazz accattivante inizia a risalire le pareti che scompaiono di Taniguchi, quelle vetrate che in un attimo t’immergono nella metropoli e un secondo dopo ti separano dal mondo e ti trasportano nel limbo silenzioso, primitivo e morbido delleDamoiselles d’Avignon di Picasso, nel fracasso meccanico e fulmineo delle Forme Uniche della Continuità nello Spazio di Boccioni, nel dripping a stelle e strisce di Pollock – con tutta la miaammirazione – nella soavità della pennellata densa della Notte Stellata di Van Gogh.
    Hhhhhh
    E dopo un sospiro la musica riprende e scende un blues notturno nella metropolitana tra la linea blu e la arancione, un lento racconto di visi e di espressioni comunicativi, ricchi di storie, degni di un ricordo molto speciale.
    Una città da ammirare guardando in alto, una città di scorci ripidi e vertiginosi, dimensioni enormi, volumi pieni, forme pulite, il modernismo spericolato, il gotico e l’art decò.
    Un intenso, fugace incontro nella notte che è come un bagliore dentro a un sogno che però resta acceso e fortemente decifrabile e poi catapultati nella mattina del 2 novembre, la mattina della ING NYC MARATHONche se da una parte suona Eye of the tiger dall’altra canta Autumn in New York, mentre passeggio con Ella Fitzgerald e Billie Holiday aCentral Park, salutando gli scoiattoli, fondendomi con i colori, con la testa rivolta ai 42 Km e 195 m della gara che si sta svolgendo fuori ma anche dentro di me.
    E il risultato, e quella strada stanca segnata di numeri e quelle andature piegate che non riescono a scendere le scale portano suoni unici per me, altezze e toni dispiegati in una frase presa e nascosta, soltanto mia, io che sentivo già tutta l’ammirazione e tutto l’orgoglio, io che ora sento anche una forte ondata di felicità.


    Suona una musica diversa New York City dopo la maratona.
    Suona canzoni distensive, ballate, folk songs, suona occhi più tranquilli, risate più facili e commenti più incisivi, suona flash e pixel di Time Square, storia e cult dell’Hard Rock Cafè, poesia e meccanica del Chrysler Building, letteratura ed emancipazione del Greenwich Village, attesa e decò del Grand Central Terminal, rilassata bellezza dello stare insieme: tre amici, la notte americana e il freddo di New York.
    E poi le colazioni all’Exquisitus, un eat in-take out cafe tipicamente americano tra la Manhattan Avenue e la 107th Strada, e il Dakota Building e Strawberry Fields e la spirale bianca del Guggenheim lungo ilMuseum mile e New York ricomincia il suo sottofondo lounge d’atmosfera che ci scorta e ci conduce per il gli ultimi due giorni, e smette solo un attimo e si fa silenzio al World Trade Center Site dove il cratere diGround Zero lascia spazio unicamente alle riflessioni e all’andare dei passi tutt’intorno, dentro al World Financial Center, fino alla vista sulla Statua della Libertà da North Cove, fino alla S. Paul’s Chapel che commemora la tragedia di una caduta epocale, proprio la mattina in cui negli edifici pubblici gli americani stanno votando un epocale cambio politico. 
    Tutto si fa fin troppo sentito e c’è bisogno di ripristinare la musica e lo facciamo lungo Wall Street e poi da Tiffany mentre parte Moon River, un mio mentale inchino a Capote e il nostro saluto, risalendo la metropolitana verso il 465 di Central Park West, a New York.
    Grazie ad alcuni dei miei compagni di viaggio, quelli con cui è stato spontaneo ed automatico condividere e quelli senza i quali questa esperienza non avrebbe avuto valore.



    venerdì, 07 novembre 2008





    Per ora jet lag....

    martedì, 28 ottobre 2008

    Pronti Partenza Via
    I mesi sono passati e alla fine il momento è arrivato, con la sua carica esplosiva di tensione e adrenalina, con la sua portata emotiva e il suo grado di inquietudine
    con tutte le sue potenzialità tenute a freno nella valigia
    ed è ora di partire e di affrontare un'altra eperienza, è ora di condividere e di vedere come questo viaggio saprà cambiarci e migliorarci e cosa ci porterà... 











  • giovedì, 23 ottobre 2008

    Un viaggio sì, ma anche un metaviaggio per alcuni di noi.
    Andare a New York per respirare l’atmosfera della metropoli per definizione, per vederne gli aspetti multiculturali, per conoscere luoghi che sono diventati icone mondiali e fonti d’ispirazione ben oltre l’Oceano…
    Andare per trovarsi di fronte alla spirale bianca di Lloyd Wright, all’architettura invisibile di Yoshio Taniguchi, al One: number 31 di Jackson Pollock, a Les demoiselles d’Avignon di Picasso…
    Andare per sentire sotto alle suole l’autunno di Central Park e nella testa le memorie del Greenwich Village, per bere un caffè Starbucks rivolti al New Jersey e svuotare i negozi vintage di Soho…
    Andare per la notte di Halloween, per salutare il faro tra i fari e la sua fiaccola simbolica, per un tramonto all’Empire State Building e forse uno spettacolo Off-Broadway…
    E andare per fondersi con i cinque distretti, i loro cittadini e i rappresentanti dell’atletica mondiale tutto in un solo gesto della durata di 42 chilometri.
    Come gli Ateniesi a Maratona nel 490 a.C. e come moderniemerodromi in terra straniera alcuni di noi hanno un viaggio nel viaggio da compiere e da affrontare, hanno un secondo – anche se primario – obiettivo nascosto nella sacca, stampato nella testa e trattenuto nelle gambe, hanno un appuntamento in più su quel ponte strepitoso che appare come una resa dei conti dopo mesi di preparazione, dopo anni di esperienza sulla strada e nel sudore, dopo tutte le scarpe da running comprate e distrutte sull’asfalto, dopo tutta la sofferenza fisica e la concentrazione: la gara delle gare, la Maratona di New York…


    Si sfideranno tra loro, sfideranno chi si troverà nel loro raggio e sfideranno loro stessi comprendendo ad ogni passo che stavolta non è il solito battere e levare, stavolta sono sul percorso che gli anni precedenti guardavano in tv mangiandosi con gli occhi ogni miglio e ogni squarcio di borough e realizzando che l’emozione ha la massima portata, scivola come una scarica elettrica lungo la schiena e corre con le gambe da Staten Island a Brooklyn, dal Queens all’East Side, dal Bronx a Manhattan, fino a quel respiro fondo, forte e soddisfatto dell’arrivo, fino alla mano sull’orologio del traguardo, fino a guardarsi indietro e sentire di aver vinto la battaglia contro i Persiani.
    lunedì, 20 ottobre 2008

    Strano come tutto diventi attesa.
    Il lavoro, i singoli fatti, le telefonate, le uscite serali, i week end, la quotidianità continuano a scorrere al ritmo consueto ma sembrano in qualche modo precipitare lungo una discesa che ha termine ad una data fissata all’interno di una settimana, che è una settimana qualunque forse, ma che contiene il giorno della partenza, ed è l’avvio alla trascorrenza altrove.
    Si configura in maniera singolare il calendario nella testa quando ci sono eventi significativi da raggiungere, percorrere e oltrepassare: assume pendenze o salite e quel che c’è in mezzo è il piano, ugualmente vivo, muoversi delle cose.
    E la sensazione raddoppia quando si attua una preparazione propedeutica, sia essa sui libri o sulle gambe.
    Ci si spinge avanti accesi dall’obiettivo e mano a mano che ci si avvicina la destinazione prende il sopravvento sul resto, la concentrazione si affianca e poi si sovrappone ed è uno strano stato d’animo assoluto, ad un certo punto, quello dell’attesa.
    Manca proprio poco insomma, ed io ho una forte sete.



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