lunedì 3 dicembre 2012




ph_silvia branchesi.


Non fossi stata così invisibile avrei potuto prendere parte a quel genere di esistenza.
Mi guardo le braccia e vedo le stonature delle vene verdi sottopelle. Non c’è niente che somigli alla pienezza, che sussurri di un abbraccio, che ferisca gli occhi per la voglia di stringere e tenere.
Sono un’alga che striscia vicino alle pareti. Secca. Non lascio tracce.
E nemmeno mi nascondo perché tanto non mi vedono, tesi nelle rotondità delle loro vite che respirano così placide e mandano profumi vivaci, misti e veritieri. Di sudore, di latte, di contatti estremi.
Anche le difficoltà dell’andare avanti, le economie, le ristrettezze, gli abiti a buon mercato, qualche lacrima versata per l’isteria di un momento e poi tirata via da un pollice, tutto mi appare dolce a livello estatico e patetico, e mi prende l’euforia del desiderio che mi caccia in fondo agli occhi una specie di bramosia ferina, con un aumento d’ombre e di vacillamenti.
Mi sono fatta un altro taglio mentre guardavo. 

m.s.


(l’invidiosa)

2 commenti:

  1. sguazzo tra le pieghe lasciate nelle righe...
    rimestolo...
    ...e assaporo...

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