Faccio il punto, metto via idee, seziono nella testa, analizzo in prospettiva, in previsione, compilo liste mentali, tutto in coda a ciò che si sta svolgendo e che ogni volta poi archivio come facevo una volta con i libri degli esami universitari, per fare posto al nuovo entrante, lasciargli spazio e campo.
E' il periodo, l'autunno, ottobre, quando io semino più che raccogliere.
Ci svegliamo con le nebbie, il corpo risponde ad un ritmo lento, adeguato alle ore di una luce filtrata, eppure cerca ugualmente lo stimolo, dentro la quiete, dentro la libertà degli spostamenti e degli spazi occupati; così tante cose ne fanno parte, così tanti pensieri prendono avvio e si fanno volume, così tanti elementi dovrebbero essere sviluppati e seguiti e cresciuti, quasi tutti, eppure si attua una selezione autonoma e saggia, che mette in fila le cose, comprende davvero il momento.
Riflessioni sull'ordine, sulla completezza, la fluidità, l'accordo.
O forse è solo che sto leggendo di nuovo Antonia Byatt, che colpisce e accende la mia tendenza alla dissertazione semantica, e all'elucubrazione credo.
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