Orchidee, Nicola Guida
Era un siero, era infuso, era sottilmente strisciante appena sotto la superficie della pelle e mi pareva espandersi capillarmente, dall'epidermide in dentro, bucando all'improvviso e muovendo e spandendo e prendendo possesso, avanzando rapido, arrivando agli estremi, fino alle punte e da lì oltre, in moti ondosi, specialmente dalla testa, lungo i fili dei capelli, con effetto elettrostatico e allora correvo a guardarmi la raggiera che credevo di avere sopra e attorno alla faccia ma niente, fuori tutto taceva, era solo un lavorio interno, che macinava e sobbolliva e mi stirava i nervi, mi dava spasmi alla bocca e alle palpebre, eppure niente, tornavo a specchiarmi ed ero come sempre, in quieta apparenza. Era come aver fumato vapore, bevuto assenzio, mangiato un fiore psicotropo e meraviglioso, sentivo tutto l'essere fisico e cerebrale illimite, schizzato verso una pienezza sensoriale e un'infinita lucidità mentale, internamente superiore, supremo, massimo, ma la mia pupilla era ferma e l'immagine era solo silenzio.
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