Però le librerie quasi non esistono più, come i negozi di dischi.
L'estate è scivolata via. Permane ancora in queste ultime ore di agosto ma qualcosa è scattato nella mente ed il corpo già risponde a nuovi ritmi, cerca altri stimoli. Si è chiuso male questo viaggio. Con tremori della terra che hanno innescato tremori dell'animo difficili da dissipare, sensazioni che a guardarsi indietro sembrano quasi aver avuto degli indizi, che a guardare avanti tolgono il senso alle cose (ma in qualche modo lo restituiscono), ci fanno piccoli e indifesi, privati del fragile filo conduttore che attraversa giorni e settimane. Eppure il tempo scorre, con la sua riserva di incognite ma scorre e lascia indietro e stratifica e aiuta. Molto spesso penso che la temporaneità sia ciò che ci salva.
L'estate, il viaggio. Quando è arrivata mi ha investita. Mi ha trovata già stanca e poi, invece di rigenerarmi, mi ha stesa con colpi ben assestati, momenti di tensione misti a momenti di grande bellezza, posti e ricordi e attimi di condivisione importanti, eppure tutti impegnativi, come una catena di montaggio senza possibilità di sosta. Non siamo riusciti a cogliere il passaggio per la distensione, abbiamo continuato a fare e fare e andare e vedere ma è mancata una chiave, o una serratura che ospitasse i singoli frammenti~ nella stessa stanza con vista.
Borghi, olimpiadi, aperitivi, tanta piscina e poco mare (e forse era questa la vera porta da aprire), un po' d'arte, famiglia, qualche amico, letture ritagliate, appunti di scrittura, la ricerca di qualcosa che non è arrivato, che non abbiamo ancora capito e poi la paura del 24 agosto, il senso di precarietà, il senso di responsabilità, la necessità del contatto fisico, la perdita della libertà, la voglia della quiete di settembre, dell'aria più fresca, dei propositi per la nuova stagione, delle abitudini da ritrovare, dei film da vedere, della musica da scoprire in macchina, con i finestrini abbassati, senza aria condizionata...
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