Continuo a perdermi nelle pagine di questo libro. È una coperta calda e morbida che mi propone un linguaggio conosciuto, parole che so comprendere, frasari che sento, azioni che sono anche mie. Mi conforta in questo primo ottobre di pioggia, autunno improvviso, malanni, e piccole modifiche alla casa.
Mi sento come quella volta in cui stavo male e mi sono infilata sotto una coperta a leggere Cime tempestose da capo a piedi. Anche quel giorno pioveva.
Quando i mobili cambiano posizione, anche solo temporaneamente, e in più fuori è tempesta, il disordine esterno mi riordina. È ancora così dopo anni, è ancora così dopotutto.
Sono giornate dal sapore specifico, è il mese dei morti, delle persone perdute lungo la strada, e mi ritrovo a leggere di Fred nella malinconia di Patti e mi ritrovo ad ascoltare Nick Cave - nell'ultimo album ma avrebbe anche potuto essere un altro dei suoi - sussurri, suoni e fruscii di quest'uomo, questo genio sensibile, interessante e tenebroso, ultimamente sulla bocca di tutti per aver perso un figlio e per aver sublimato il dolore nella composizione, nell'espressione, documentate in un film.
Penso ai miei morti. Ai nonni, ai parenti, ai conoscenti, agli amici. Mi accompagnano sempre tutti. Le perdite più vicine bruciano ancora di un'emotività epidermica, ma le due più lontane portano il marchio di ogni perdita successiva. Un cugino e un'amica, adolescenti loro ed io.
Sono finiti nelle mie visionarie poesie di ragazza, li immagino ancora seduti a discutere dei miei movimenti sui cornicioni dei palazzi, hanno abitato per lungo tempo i miei sogni. Hanno determinato ogni mio passo da allora perché hanno dato un significato all'autocoscienza, all'andare del tempo, all'accorgersi di ogni momento. Hanno prima sconvolto e confuso le direzioni, hanno reso reale e quasi tangibile una dimensione in precedenza solo vagheggiata. Non sono andata a nessuno dei due funerali. È iniziata una seconda parte della mia vita.
Sono giorni di sensibilità scoperta, come sempre ma anche più del solito, e capitano coincidenze di letture e ascolti che sembrano unificare le esistenze. Mi salgono agli occhi certe immagini di Terrence Malick e penso che tutto ha un senso ma anche che non ha senso niente in questa stramba vita che ci tiene separati e all'oscuro...
Quando i mobili cambiano posizione, anche solo temporaneamente, e in più fuori è tempesta, il disordine esterno mi riordina. È ancora così dopo anni, è ancora così dopotutto.
Sono giornate dal sapore specifico, è il mese dei morti, delle persone perdute lungo la strada, e mi ritrovo a leggere di Fred nella malinconia di Patti e mi ritrovo ad ascoltare Nick Cave - nell'ultimo album ma avrebbe anche potuto essere un altro dei suoi - sussurri, suoni e fruscii di quest'uomo, questo genio sensibile, interessante e tenebroso, ultimamente sulla bocca di tutti per aver perso un figlio e per aver sublimato il dolore nella composizione, nell'espressione, documentate in un film.
Penso ai miei morti. Ai nonni, ai parenti, ai conoscenti, agli amici. Mi accompagnano sempre tutti. Le perdite più vicine bruciano ancora di un'emotività epidermica, ma le due più lontane portano il marchio di ogni perdita successiva. Un cugino e un'amica, adolescenti loro ed io.
Sono finiti nelle mie visionarie poesie di ragazza, li immagino ancora seduti a discutere dei miei movimenti sui cornicioni dei palazzi, hanno abitato per lungo tempo i miei sogni. Hanno determinato ogni mio passo da allora perché hanno dato un significato all'autocoscienza, all'andare del tempo, all'accorgersi di ogni momento. Hanno prima sconvolto e confuso le direzioni, hanno reso reale e quasi tangibile una dimensione in precedenza solo vagheggiata. Non sono andata a nessuno dei due funerali. È iniziata una seconda parte della mia vita.
Sono giorni di sensibilità scoperta, come sempre ma anche più del solito, e capitano coincidenze di letture e ascolti che sembrano unificare le esistenze. Mi salgono agli occhi certe immagini di Terrence Malick e penso che tutto ha un senso ma anche che non ha senso niente in questa stramba vita che ci tiene separati e all'oscuro...
Continua a piovere, continuo a sentire le gocce sul tetto. Riprendo tra le mani il libro e torno a mettere i piedi nelle sue impronte.
October and the trees are stripped bare
Of all they wear.
What do I care?
Of all they wear.
What do I care?
October and kingdoms rise
And kingdoms fall
But you go on
And on.
And kingdoms fall
But you go on
And on.
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