lunedì 10 ottobre 2016

 
 

ph. pati vargas, brian stowell, unknown

Era il silenzio a sconvolgermi. Sempre. 
Ospite in quella casa così spesso che avrei dovuto sentirla mia. 
A piedi nudi su quelle terre così tante volte che avrei potuto riconoscere ogni orma, sentirmela aderire sulla pelle. 
Sterpaglia, sassolini pungenti. 
Accadeva in effetti ma permaneva un'inibizione di fondo, un vago umore tremulo che non mi lasciava l'addome. Lo avvertivo da bambina e ancora era lì. 
I suoni domestici attutiti, quelle porte mai varcate, gli sguardi benevoli e mansueti di tutti, persino degli animali. 
Erano luoghi selvaggi e ambienti datati eppure tutto tratteneva una quiete apparente, un mistero intuito, un segreto nascosto. Che cos'era che non mi dicevano? Che si tacevano tutti?
E quelle acque del lago, una trasparenza nera, un fondale celato da metri e metri di tessuto liquido insondabile. 
Che storie c'erano sotto le acque, lungo le strade polverose, nella foresta, alla tavola calda, l'unica di quella zona, con il caffè più buono che avessi mai provato ed il distributore di benzina di fronte? 
E che cosa c'era in quella camera che lo zio teneva sempre chiusa in cui, ne ero convinta, si trovavano tutte le spiegazioni?




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